E Bersani carica i suoi: non abbassiamo la guardia

by Sergio Segio | 1 Febbraio 2013 7:33

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ROMA — Alla «Rimonta» con la R maiuscola, come la chiama il direttore di Europa Stefano Menichini, nel Pd non crede nessuno. Il che non significa che nel Partito democratico non stiano controllando le oscillazioni dei sondaggi. In una settimana la forbice tra centrosinistra e centrodestra è scesa da 6,5 a 4,9 punti in percentuale, stando a Carlo Buttaroni, patron dell’istituto di rilevazioni «Tecnè», ma soprattutto Democrat doc, che per il Pd ha sempre lavorato sulle intenzioni di voto degli elettori italiani. E solo una ventina di giorni fa la distanza era sugli undici punti.
Ma questo non basta a mettere in allarme il quartier generale di largo del Nazareno. Nemmeno le parole di Alessandra Ghisleri hanno provocato il panico. Eppure la sondaggista preferita da Berlusconi sostiene che il Partito democratico ha preso tutto quello che poteva prendere e che nella grande platea degli indecisi e dei potenziali astenuti possono pescare solo il Cavaliere e Mario Monti. Ma al Pd, dove ormai il pasto quotidiano è rappresentato da pane e rilevazioni, hanno commissionato studi solo sulla platea degli astenuti e degli indecisi. Un terzo di loro viene definito dagli esperti «disorientato». Si tratta di quelli che non hanno ancora capito bene che cosa il futuro riserva all’Italia. Sono questi gli elettori che il Pd potrebbe attirare a sé nella campagna elettorale. Poi ci sono i cosiddetti «arrabbiati»: italiani di centrodestra e di centrosinistra che se mai voteranno daranno il loro favore a Grillo. Infine ci sono i «delusi». Questa, secondo i sondaggisti interpellati dal Partito democratico, è la categoria a cui possono attingere sia il Pdl che i moderati di Mario Monti.
Siccome per la prima volta da tempo immemore nel centrosinistra si compulsano più sondaggi e più sondaggisti, a largo del Nazareno c’è anche uno studio che esamina l’Italia delle intenzioni di voto regione per regione. E da qui è emersa una novità . Ossia che in Veneto le candidature del Pdl hanno creato perplessità  e resistenze nell’elettorato di centrodestra. Insomma, un altro dato confortante. Ciò detto, però, Pier Luigi Bersani ha raccomandato comunque a capilista, candidati eccellenti e big di partito di «tenere alta la guardia». «Non abbassiamola», è diventata la parola d’ordine del segretario. Che in questi giorni sta incitando tutto il partito a «battersi fino all’ultimo voto».
Già , perché Bersani è convinto che la «battaglia sia aperta» e che non bisogna illudersi: «È vero che manca meno di un mese, ma ricordatevi che saranno giorni lunghissimi». Giorni pesanti, anche. Perché il leader del Partito democratico è convinto che tra le ruote del carro del Pd verranno messi altri ostacoli oltre a quello del «caso Monte dei Paschi di Siena». Ora a largo del Nazareno guardano alla Lombardia. Ma non è tanto il caso delle spese dei consiglieri regionali di quella regione a preoccupare il Pd. È l’inchiesta carsica che riguarda il «sistema Sesto San Giovanni» che impensierisce i piani alti del Partito democratico. Non se ne sa più niente, dopo le ultime rivelazioni su Filippo Penati, e si tratta solo di capire se le novità  arriveranno a urne chiuse o aperte.
Comunque Bersani non è tipo da scoraggiarsi, né da demordere. Sa bene che il centrosinistra si sta giocando il tutto per tutto in queste elezioni. E per questa ragione ogni volta che può insiste sempre sullo stesso argomento. Non c’è comizio o cena elettorale in cui il segretario non spieghi, scandendo bene le parole e persino le sillabe: «Non affidiamoci all’idea di avere la vittoria già  in tasca. Ragazzi, stiamo attenti perché chi sparge la voce secondo cui il Pd ha già  vinto le elezioni sono ambienti interessati a farci perdere. Questa storia viene messa in giro per mettere voti in libertà , facendo sì che i nostri elettori non si sentano obbligati a votare».
Ed è anche per questo che Bersani ha deciso di intensificare la propaganda in questa fase della campagna elettorale. Non a caso dal Pd, fra breve, verranno inviate una marea di email indirizzate a tutti gli elettori delle primarie: quasi tre milioni di italiani. Per il resto, il segretario incrocia le dita. Non ha paura di una vittoria di Berlusconi, perché non è prevista da nessun sondaggista, piuttosto teme quello che ha sempre temuto. Ossia che il centrodestra vinca sia in Sicilia che in Lombardia. Il leader del centrosinistra sa bene che, al di là  delle chiacchiere e della propaganda, sono queste le regioni su cui punta il Cavaliere. Già , le due regioni che, per dirla con Bersani, possono tramutare il successo del Pd in una «vittoria azzoppata».

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