by Sergio Segio | 1 Febbraio 2013 7:55
ROMA — Andare dallo spacciatore a fare rifornimento di droga per il gruppo di amici non è reato. È «penalmente irrilevante», sia che a comprare hashish o marijuana sia una persona sola incaricata dagli altri, sia che si presenti dal pusher tutto il gruppo. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione a sezioni penali riunite che, con la sentenza di ieri, chiude una diatriba giurisprudenziale durata anni e ravvivata dall’introduzione nel 2006 della contestata legge Fini-Giovanardi.
Qual è il punto? Il consumo di sostanze stupefacenti, che sia personale o di gruppo, in Italia non è considerato reato penale. Chi viene trovato in possesso di una quantità di droga che si dimostra essere non destinata allo spaccio viene punito con una sanzione amministrativa. Non va in carcere. Il problema, con la normativa della Fini-Giovanardi, è sorto attorno al cosiddetto consumo di gruppo. È reato penale o no? E chi va ad acquistare per gli altri è uno spacciatore? Gli orientamenti della Suprema Corte non sono stati sempre univoci.
Nel febbraio 2008 la quarta sezione penale, convalidando la condanna a tre ventenni bresciani, decise (sentenza 6374), che è «sempre punibile chi detiene illecitamente sostanze che per quantità o modalità di presentazione appaiono destinate ad un uso non esclusivamente personale ». Quindi reato penale. Poi però la sesta sezione della stessa Corte nel gennaio 2011 stabilì l’esatto contrario, e cioè che «l’acquisto o la detenzione destinato ad essere consumato, in luogo e tempi certi, da un gruppo predeterminato di soggetti, è illecito amministrativo» (sentenza 8366). Quindi non penale. Ma appena tre mesi dopo, in aprile, la terza sezione ha rimescolato di nuovo le carte. «L’uso collettivo è incompatibile con quello personale » (sentenza 35706). Quindi di nuovo reato penale.
Ieri le sezioni penali riunite hanno emesso la parola definitiva. Hanno dato ragione al gup di Avellino che, interpretando la Giovanardi-Fini in maniera non restrittiva come è sempre accaduto prima del 2006, aveva deciso di non procedere contro un uomo per il reato di uso di stupefacenti «perché il fatto non sussiste ». Cioè la più robusta delle motivazioni giuridiche. Dunque, scrive la Cassazione, l’uso di gruppo «non è penalmente rilevante nella duplice ipotesi di mandato all’acquisto o dell’acquisto comune».
Giovanni Serpelloni, capo dipartimento per le politiche Antidroga, premettendo di voler aspettare il deposito della sentenza, spiega: «Se il gruppo fa una colletta e uno va a comprarla per tutti, non c’è vendita a terzi, non c’è spaccio». Non aspettano invece le polemiche politiche. «La sentenza non cambia la mia legge — commenta il senatore Carlo Giovanardi — le critiche della sinistra sono sempre pretestuose ». «Quella norma è completamente da abolire del tutto», ribadisce invece Paolo Ferrero di
Rifondazione comunista.
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