Dossier illegali, condannati gli spioni di Telecom

by Sergio Segio | 14 Febbraio 2013 8:37

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MILANO — L’ex investigatore privato, l’ex 007 del Sisde, il giornalista prezzolato e un manipolo di pubblici ufficiali infedeli. Dopo Giuliano Tavaroli, tocca alla sua ex squadra subire condanne comprese tra un anno (per l’ex ufficiale dei carabinieri Angelo Iannone, difeso dai legali Patucchi e Mocchi e assolto dal reato associativo), fino ai 7 anni e mezzo per l’ex collaboratore dei Servizi Marco Bernardini, i 3 anni e 6 mesi all’ex giornalista di Famiglia Cristiana, Angelo Sasininni, 5 e mezzo per l’investigatore Emanuele Cipriani (il suo legale, Vinicio Nardo parla di sentenza «punitiva e spropositata»).
Associazione a delinquere, violazione del segreto di Stato, corruzione le accuse contestate a vario titolo dalla procura di Milano agli imputati. La prima Corte d’assise, presieduta da Piero Gamacchio, ha ridimensionato le richieste dei pm Claudio Civardi, ma è andata giù pesante sui risarcimenti. Telecom spa, costituitasi parte
civile, potrà  da subito vantare 10 milioni di euro di risarcimenti dagli imputati. Addirittura 12 i milioni quantificati per la presidenza del Consiglio, per il ministero della Giustizia, dell’Interno, per quello dell’Economia, per l’Agenzia delle entrate e per l’Autorità  garante della concorrenza e del mercato. Cinquantamila gli euro per i Ds, destinatari di un dossier al veleno, da parte della squadra di Tavaroli e 30 mila per l’ex vice direttore del Corriere, Massimo Mucchetti. Zero euro, invece, per la Pirelli. Nel 2006, con un imponente blitz, la procura milanese spedisce in carcere l’ex brigadiere dei carabinieri, Giuliano Tavaroli, e molti componenti della Security Telecom. L’accusa: spiare con mezzi illeciti dipendenti del gruppo, azionisti, giornalisti colpevoli di campagne stampa contro i vertici del gruppo. Attraverso la raccolta di dati sensibili coperti da segreto, Tavaroli confezionava “report” illegalmente. Il principale imputato, dopo 12 mesi di carcerazione, è uscito con un patteggiamento di meno di 5 anni. Ha evitato di tornare in carcere grazie a tre anni di pena indultati. E, in attesa che il processo arrivi in appello, lo stesso destino potrebbe toccare agli altri imputati, anche se molti reati minori la prescrizione è già  dietro l’angolo.

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