Digiuno di solidarietà  di don Colmegna per la rom in cella

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MILANO – Digiuno a oltranza di don Virginio Colmegna, presidente della Casa della carità  di Milano, per protestare contro l’incarcerazione di Anna, rom di 27 anni con tre figli, nel 2006 denunciata per accattonaggio e finita in carcere tre settimane fa dopo che si era ricostruita una vita. “È la dimostrazione che in cella finiscono le persone che non ci dovrebbero entrare, spesso le più deboli e indifese”. Anna deve scontare sei mesi nel carcere di Como e non sapeva di essere stata condannata: le era stato assegnato un avvocato d’ufficio, che non l’ha mai avvisata del processo e della condanna. “Digiunerò fino a quando non verrà  scarcerata. L’abbiamo aiutata a costruirsi una vita onesta e autonoma, non è possibile che si distrugga così tutto il nostro lavoro”, aggiunge il sacerdote che ha presentato oggi, a Palazzo Marino, l’appello “Carcere, diritti e dignità “, promosso anche dall’associazione Antigone Lombardia, Avvocati per niente, Asgi, Camera penale di Milano e Centro Ambrosiano di solidarietà , Osservatorio carcere e territorio Milano. “Abbiamo deciso di lanciare l’appello perché ormai la situazione negli istituti di pena lombardi è insostenibile – sottolinea Corrado Mandreoli dell’Osservatorio -. Sovraffollamento, carenze igieniche, mancanza di risorse per progetti di reinserimento, sono solo alcuni dei problemi. E tutti devono farsene carico”. Fino a venerdì 8 febbraio le associazioni organizzeranno eventi per sensibilizzare i cittadini milanesi.

Nell’appello i promotori chiedono la depenalizzazione dei reati minori, più pene alternative alla detenzione e la cancellazione di tre leggi: la Fini-Giovanardi sugli stupefacenti, la Bossi-Fini sull’immigrazione e la ex-Cirelli sulla recidiva. “Tutte norme che stanno riempiendo le carceri di persone che hanno commesso piccoli reati e che potrebbero più efficacemente essere seguite con altre misure”, ricorda Antonella Calcaterra della Camera penale di Milano. Nelle carceri lombarde sono rinchiuse 9.370 detenuti e 240 sono gli internati. “Siamo alla vigilia della chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari, ma la Lombardia vanta ancora il primato della regione con più internati”, sottolinea Calcaterra che racconta il caso di un giovane di 38 anni, dal ’95 rinchiuso in diversi Opg (ne ha passati ben 11). “Non viene scarcerato perché la Regione e i servizi territoriali non vogliano farsi carico della sua assistenza -spiega Antonella Calcaterra-, come lo stesso giudice di sorveglianza, nel luglio 2012, ha denunciato”.

Il testo dell’appello è sul blog carceredirittiedignita.wordpress.com, dove è possibile sottoscriverlo, lasciare un messaggio e tenersi informati sulla settimana di mobilitazione. (dp)

 

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