Da Pericle alla Merkel, il «manifesto» dei 5 stelle

by Sergio Segio | 10 Febbraio 2013 8:29

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Il titolo è fortemente evocativo: «Il Grillo canta sempre al tramonto» (e forse intende il tramonto della Seconda Repubblica), ma la vera sorpresa è alla fine, e spiega tutta la filosofia di quello che, sulla carta, potrebbe diventare il terzo partito italiano. Le ultime due pagine del libro riproducono infatti integralmente un discorso antico: quello di Pericle agli Ateniesi(461 a.C.), non a caso uno dei testi più citati in migliaia e migliaia di blog della Rete. «Qui — diceva Pericle — il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia. Qui ad Atene noi facciamo così».
E greca, greca antica, è anche la struttura del Manifesto. Costruito in forma dialogica – sull’esempio del testo composto da Luciano di Samosata (I secolo dopo Cristo) dopo una lunga camminata con i suoi amici dal porto del Pireo ad Atene – un dialogo tra Beppe Grillo, Roberto Casaleggio e il premio Nobel Dario Fo.
A dispetto degli antichi riferimenti il «Manifesto» è pieno di contents, di contenuti, frutto di colloqui ed incontri anche con economisti come Gunter Pauli, teorico dell’«economia blu», e i premi Nobel Joseph Stiglitz e Mohammad Yunus.
Contenuti, dunque e uno slogan: «Non ci sono idee di destra o di sinistra, ci sono solo idee buone o cattive». Dalla scuola (dove «ci si rompe i coglioni») a «svuotare le carceri». Dall’immigrazione («L’Europa se ne sbatte e a Lampedusa si muore») al lavoro («Lavoro, dunque esisto»), con il telelavoro incentivato fiscalmente, e l’inquinamento delle città  ridotto, fino ai salari di cittadinanza e al microcredito e al rilancio delle piccole e medie imprese. Persino la prostituzione fuori dalle strade e il sesso «a chilometro zero». E la Merkel? «La Merkel risolve i suoi problemi, noi dobbiamo risolvere i nostri. Il governo dell’Italia deve affrontare prima i problemi nazionali e poi i rapporti internazionali, ma mai a scapito dei suoi interessi».
Soprattutto nel Manifesto si sottolineano i timori per la tenuta democratica del nostro paese. Dice Casaleggio: «Siamo in una situazione in cui la crisi peggiora e nessuno lo dice, e si cerca di equilibrare fatti e numeri molto negativi con valutazioni e proiezioni positive, diciamo di alleggerimento. Noi riceviamo email da tutt’Italia che denunciano una situazione gravissima per le piccole e medie imprese che stanno morendo, stanno scappando all’estero. Senza le medie e piccole aziende l’Italia rischia di non avere più garantita la governabilità  sociale: finiamo direttamente nel baratro. Non c’è più niente dopo». E Grillo rivolto a Dario Fo: «La situazione è arrivata ormai ad un punto decisivo: o il sistema della rappresentanza cambia veramente oppure c’è il rischio di un disordine sociale spaventoso, noi rappresentiamo un cuscinetto contro i nazisti, i movimenti estremisti e sicuramente contribuiamo a fare in modo che non ci siano forti disordini sociali. Questa è l’ultima spiaggia». Ritorno ad Atene.
Maria Antonietta Calabrò

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