Cyber bulli, terrore dei ragazzini “Più pericolosi di droga e pedofili”
ROMA — Arrivano i “cattivi” di nuova generazione: la carica dei bulli 2.0. Dimenticate i tipacci che rubano la merenda o tormentano con scherzi crudeli i deboli della classe. Oggi i prepotenti fanno gruppo sui social network, si nascondono dietro l’anonimato dei nickname, aggrediscono la vittima via sms, chat e forum. Sono i nemici dei nativi digitali: li chiamano cyber bulli. Per il 72% dei ragazzi italiani, sono loro il pericolo numero uno.
In vista del Safer Internet Day che si celebra domani in tutta Europa, una ricerca di Save the Children fotografa l’uso delle nuove tecnologie come strumento di
aggressione tra i giovani “internettiani”. Stando all’indagine (svolta da Ipsos su un campione di 810 ragazzi tra i 12 e i 17 anni) il bullismo è avvertito dai giovani come il maggior pericolo del loro tempo (72%), più della droga (55%), delle molestie da parte di adulti (44%) e delle malattie sessualmente trasmissibili (24%). Ma quali sono i motivi per i quali si è presi di mira? Le caratteristiche fisiche (67%), la timidezza (67%), l’essere considerate brutte per le ragazze (59%), l’orientamento sessuale (56%), l’essere straniero (43%) e persino la disabilità (31%). Meno importante è l’orientamento politico o religioso. Il bullismo ha radice nelle relazioni reali (scuola 80%, piazzetta 67%) e rinforzo in quelle virtuali. Il mix è infatti totale: il 65% dei ragazzi afferma che quando una persona viene presa di mira lo è ovunque nel mondo reale e virtuale. I social network sono il mezzo preferito dal cyber bullo (61%), che di solito colpisce la vittima attraverso la diffusione di foto denigratorie (59%) o tramite la creazione di gruppi “contro” (57%). Lo conferma il racconto di una bambina: «Faccio la V elementare e nella mia classe siamo quasi tutte su Facebook. Un giorno le mie compagne mi invitano a entrare in un gruppo “anti”, cioè fatto apposta per prendere in giro una persona. Con mamma lo abbiamo segnalato a Facebook, così l’hanno chiuso».
Le esperienze di cyber bullismo sono molto diffuse, sembrano avere toccato 4 ragazzi su 10. Per un aiuto ci si rivolge spesso alle madri: il 46% conosce la password del profilo del figlio (nota al 36% dei papà ). Il mondo digitale è terreno di caccia dei nuovi bulli e non potrebbe essere altrimenti: il 19% dei ragazzi è connesso a internet per più di 5 ore al giorno. Molteplici i comportamenti a rischio: i giovani mandano foto (28%) nudi o seminudi agli amici e il 19% si spoglia davanti alla webcam in cambio di regali. «I nativi digitali sono attori di un mondo complesso che scuola e famiglia non possono affrontare da soli — sostiene Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia — nel 2007 furono istituiti gli Osservatori Regionali sul bullismo. Era prevista una valutazione anche in itinere del loro operato. Che ne è stato? Sarebbe forse opportuno verificare, per non partire ogni volta da zero». Un rimedio potrebbe essere il confronto tra ragazzi, alla pari, «lavorare sui “bulli” più consapevoli per trasformarli nel contrario, cioè in leader di atteggiamenti anti-bullistici».
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