Conclave anticipato, ipotesi 11 marzo Ratzinger prepara un Motu proprio
CITTà€ DEL VATICANO – Un Conclave anticipato. La Chiesa non perde tempo per la ricerca di un nuovo Papa. Benedetto XVI – ha ammesso ieri il suo portavoce, padre Federico Lombardi – «sta prendendo in considerazione la pubblicazione di un Motu Proprio, nei prossimi giorni, ovviamente prima dell’inizio della Sede vacante, per precisare alcuni punti particolari della Costituzione apostolica sul Conclave».
Un atto superiore dunque sull’inizio dei lavori nella Cappella Sistina, pronti a partire anche prima dei 15-20 giorni canonici dal momento della Sede vacante (28 febbraio), come prevede la Costituzione “Universi Dominici Gregis”. La data ipotizzabile, secondo ambienti vicini al Palazzo apostolico, potrebbe essere quella dell’11 marzo. Per diverse ragioni. Innanzitutto perché cadrebbe simbolicamente a un mese esatto dall’annuncio (11 febbraio) fatto da Joseph Ratzinger di lasciare il pontificato. Poi perché un lunedì, primo giorno di lavoro. Inoltre perché, mancando i consueti funerali solenni del Papa con i nove giorni di lutto (i cosiddetti novendiali), si potrebbero così utilmente tenere i 6-7 giorni di preghiera (e di discussioni informali tra i cardinali) e i 4 delle Congregazioni generali (in cui formalmente le eminenze si riuniscono per parlare), planando perciò tranquillamente all’11.
La partenza anticipata permetterebbe di affrontare un Conclave non breve – i papabili sono diversi e il quorum richiesto alto (2/3 dei votanti) – consentendo ragionevolmente di arrivare con il nuovo eletto alla Domenica delle Palme del 24 marzo e al primo Angelus pronunciato dal nuovo pontefice al balcone, che si ripeterebbe così a Pasqua (31 marzo).
Ci sono, a questo proposito, pressioni di alcuni cardinali (l’arcivescovo di New York, Dolan, quello di Parigi, Vingt-Trois) per affrontare discussioni più approfondite e ampie. Tuttavia il clima generale pare favorevole a riunioni non eccessivamente lunghe. Starà comunque a Benedetto decidere. Dirimente, come ha fatto capire ieri il vice prefetto della Biblioteca apostolica vaticana, Ambrogio Piazzoni, potrebbe essere l’occasione rappresentata dal commiato di Ratzinger, con lo sbarco di quasi tutte le eminenze dall’estero per salutarlo: le regole in vigore stabiliscono che «i cardinali presenti a Roma attenderanno 15 giorni l’arrivo degli altri». Ma se i cardinali sono già a Roma non ci sarebbe «nulla da attendere». E si potrebbe procedere all’elezione.
Dettagli rilevanti risultano inoltre a Repubblica sulla rinuncia del Papa al pontificato. Nonostante i lunghi mesi nei quali Benedetto ha maturato la sua scelta, la decisione reale e definitiva di Ratzinger sarebbe arrivata solo la sera prima dell’annuncio, il 10 febbraio. A conoscerla nei particolari unicamente 3 persone, e fra queste non figura il fratello del Papa, monsignor Georg, al quale pure erano note le convinzioni espresse da Joseph durante le passeggiate compiute assieme. Neppure il cardinale decano Angelo Sodano sapeva nulla. Sono quindi risuonate come sincere le sue parole («un fulmine a ciel sereno») espresse al momento in cui il Papa, in latino, aveva pronunciato la sua “formula” di rinuncia al pontificato. Certamente il decano aveva avuto un segno diretto di quel che si stava preparando durante la propria udienza nella settimana precedente, ma non aveva certezza su quando quell’intenzione si sarebbe concretizzata.
Più avanti, Benedetto ha così motivato la sua scelta: «In questo momento sono realmente libero di decidere con la mia coscienza di fronte a Dio. Non è una decisione di cedimento o di debolezza, ma di libertà ». Una frase che va interpretata, in quanto fornisce ulteriori elementi circa la decisione del Papa. Il quale ha scelto perciò non per «cedimento» o per «debolezza» ma, come viene evidenziato da un’alta fonte, perché attualmente in piena «libertà ». Oltre che in salute. A questo proposito Ratzinger ha usato il termine tedesco Gemà¼t, animo, concetto che nella lingua di Goethe coniuga il vigore psicofisico con la prontezza e il sentimento spirituale. In sostanza, il pontefice ha fatto capire di aver fatto la sua scelta in questo preciso momento, perché ancora in buona salute e in grado di scegliere da sé. Cosa che ha giudicato non certa in futuro.
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