Chiude il volontariato ”di strada”: un documentario racconta perchè

by Sergio Segio | 6 Febbraio 2013 11:02

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TORINO – Un annuncio affisso all’ingresso di un ufficio: ”Dal 1 febbraio, il Drop-in di via Pacini sarà  definitivamente chiuso”. Inizia così ”Non ci sono più soldi”, documentario presentato  al cinema Massimo di Torino,che racconta la crisi del volontariato “di strada” nel capoluogo sabaudo.  Diretto da SergioFergnachino, Susanna Ronconi e Angelo Artuffo, il film denuncia i tagli e le grosse difficoltà   che gravano sui cosiddetti servizi “a bassa soglia”, come i drop-in, le  unità  di strada o i dormitori. Strutture pensate inizialmente per i tossicodipendenti , che negli ultimi anni hanno finito invece per assistere una fetta di popolazione molto più ampia, composta da disoccupati, senzatetto e da tutti quei cittadini che la crisi economica ha forzatamente incasellato sotto la dicitura di “nuovi poveri”.  E che a Torino, uno dei comuni più indebitati d’Italia, si trovano sempre più spesso costrette a chiudere per mancanza di fondi.

“Su questa realtà  abbiamo avuto uno sguardo privilegiato”spiega Sergio Fergnachino, fondatore, con Angelo Artuffo e Susanna Ronconi, del collettivo Videocommunity.  “Da anni Susanna lavora  nel coordinamento operatori a bassa soglia (Cobs) e proprio per questo ha sentito la necessità  di raccontare quanto stava succedendo, in termini di tagli e riduzioni”.

In cinquanta minuti, attraverso le voci di utenti e operatori, i registi ricompongono l’articolata mappa dei servizi di strada in uno dei comuni più indebitati d’Italia: i drop- in di Collegno, via Pacini e Corso Svizzera; il dormitorio “Endurance” di Rivoli, un vecchio autobus trasformato in dormitorio; e l’Unità  di strada di Torino, un altro autobus che trasporta per le vie della città  operatori che che lavorano nell’ ascolto e nella riduzione del danno per i tossicodipendenti . Un mondo, questo, che ha dovuto adeguarsi a forme di disagio sempre più complesse e stratificate,proprio mentre la crisi erodeva  risorse e personale.

“La bassa soglia  –spiega ai registi Manuela Dorella, psicologia nel drop-in di corso Svizzera – è una realtà  dove possono transitare persone che hanno tanti tipi di sofferenza.Una volta noi eravamo la porta d’accesso ad altri servizi: ora sembra siamo rimasti soli. E sempre più spesso ci troviamo a fronteggiare situazioni ‘di ritorno’: persone alle quali abbiamo trovato lavoro o alloggi nelle case popolari, che tornano a rivolgersi a noi perché si ritrovano di colpo disoccupate”

Situazioni raccontate in prima persona anche da utenti ed ex utenti: come Alessandro,   ospite dell’”Endurance”, che si è ammalato di diabete proprio mentre viveva in strada;o Angela e Gabriele, redattori di “Polvere”, giornale gestito da ex tossicodipendenti, che hanno accompagnato i registi nel viaggio tra le strutture a bassa soglia.

“Quello che vorrei sottolineare – conclude Fergnachino – è che abbiamo potuto mostrare solo una parte di questo mondo. La realizzazione del progetto ha richiesto all’incirca un anno, e nell’ultimo periodo ci sono arrivate richieste da molte associazioni che volevano partecipare. Per esigenze tecniche, non abbiamo potuto includerle nel documentario; ma quella dei servizi a bassa soglia è una realtà  molto ampia, che oggi rischia di chiudere perché in tempi di crisi le amministrazione preferiscono tagliare ciò che non è immediatamente visibile agli occhi della cittadinanza. Ed è soprattutto per questo che abbiamo realizzato questo film”. (Per il trailer e per approfondimenti sul progetto:   http://www.videocommunity.net) (ams)

 

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