Carlo De Benedetti a Bruxelles: alle urne si decide il nostro ruolo nell’Ue
BRUXELLES — Una Europa federale «non è più rinviabile» se si vuole evitare una rivolta delle opinioni pubbliche e il trionfo del populismo. Dalla sala “Altiero Spinelli” del Parlamento europeo, Carlo De Benedetti ha lanciato un appello a «ancorare la moneta unica ad una struttura federale».
Lo ha fatto nel corso di un dibattito moderato dalla direttrice della sede Rai di Bruxelles Mariolina Sattanino cui hanno preso parte il ministro per gli affari europei Enzo Moavero, il vice-presidente del Parlamento europeo Gianni Pittella, l’ex presidente Hans Gert Poettering e l’ambasciatore italiano presso la Ue Ferdinando Nelli Feroci. Il tema dell’incontro era «L’Europa deve far fronte alle sfide », ma si è trattato in realtà di una discussione sul libro “Mettersi in gioco” che l’ingegner De Benedetti ha pubblicato con Einaudi.
«In questi mesi sia l’Italia sia l’Europa si stanno mettendo in gioco — ha detto il ministro Moavero — L’Italia attraverso elezioni che determineranno la sua posizione in Europa. E l’Europa perché si prepara ad una nuova svolta politico-istituzionale. Dopo il Trattato di Lisbona sembrava che non si dovesse fare più nulla, e inva,
vece stiamo già discutendo di nuove riforme dei Trattati».
Anche Poettering, democristiano tedesco, ha fatto un discorso apertamente federalista invitando a far ripartire l’Europa dalla creazione di un «esercito comune » e di una politica estera unificata. Ed ha invitato l’Italia a non smantellare le riforme del governo Monti: «chi dice che la politica di Monti deve essere ritirata non va verso il futuro ma verso il passato ».
Pittella ha denunciato il fatto che la crisi dell’Europa «non è solo finanziaria ed economica, ma è prima di tutto una crisi di senso». Secondo il vice-presidente del Parlamento, l’Unione ha perso la visione cooperativa per una «acquisitiva e competitiva».
De Benedetti ha raccontato la contraddittorietà dei suoi sentimenti di fronte «alla crisi del modello europeo che ha animato tanti di noi». Da una parte la voglia di credere alla metafora di Giuliano Amato secondo cui l’Europa è come un ippogrifo: strano, goffo, ma capace di arrivare sulla luna. Dall’altra la sentenza di economisti e politologi anglosassoni secondo cui «l’eurozona ha raggiunto i limiti del politicamente possibile». «La sola certezza che ho — ha spiegato — è che l’Europa è il nostro destino». Tuttavia questo «continente di grandi pigmei che devono organizzarsi» ha bisogno di uno scatto in avanti verso il modello apertamente liberale. «L’Europa non può più avanzare di soppiatto, con una maschera in volto, come diceva Delors» non solo per ragioni economiche, ma prima e soprattutto per ragioni politiche, per salvarsi dalla montata del populismo. «Il populismo non viene da un altro pianeta: è frutto di una Europa che non dà spazio ai propri cittadini. Solo un modello federale, come riconosce ormai anche l’Economist, ci darà una Europa più democratica, credibile e vicina alla gente».
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