by Sergio Segio | 25 Febbraio 2013 8:20
LONDRA — Doveva dire messa ieri mattina nella cattedrale di St. Mary a Edimburgo, per celebrare gli otto anni di pontificato di papa Benedetto XVI. Ma al posto del cardinale Keith O’Brien, massima autorità della chiesa cattolica in Gran Bretagna, sul pulpito è apparso un vescovo ausiliario, Stephen Robson. «Non possiamo non dirci rattristati dalle notizie delle ultime ore», ha detto ai fedeli. Notizie esplose come una bomba tra i cattolici del Regno Unito: l’accusa di molestie sessuali da parte del cardinale nei confronti di quattro preti, consumate nell’arco di trent’anni. Rivelati in prima pagina dall’Observer di Londra, gli «atti inappropriati » attribuitigli sono rimbalzati immediatamente in Vaticano, dove il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ha reso noto che il pontefice «è stato informato» e «la questione è nelle sue mani».
Ma non solo nelle sue. La Chiesa cattolica di Scozia ha aperto un’inchiesta. E non è escluso che le vittime degli abusi si rivolgano alla magistratura per ottenere giustizia. In più, come nel caso del cardinale americano Mahony, accusato di aver coperto abusi sessuali, c’è il problema della partecipazione di O’Brien al Conclave per eleggere il nuovo Papa. In teoria, dovrebbe essere l’unico rappresentante britannico a votare per il successore di Benedetto XVI. Ma le sue vittime si augurano che non ci vada. Temono che, se al cardinale sarà concesso di prendere parte al Conclave, il Vaticano non risponderà adeguatamente alle loro accuse. «La chiesa è bella ma ha un lato oscuro», dice uno dei quattro. «Tende a coprire e a proteggere il sistema a tutti i costi».
I quattro sono tre preti e un ex sacerdote, appartenenti alla diocesi scozzese di St. Andrews ed Edimburgo. Hanno inviato le loro accuse a Londra, al nunzio apostolico Antonio Mennini, l’ambasciatore del Vaticano in Gran Bretagna, chiedendo le dimissioni immediate del cardinale dal suo incarico. Pare che il nunzio li abbia lodati per il loro «coraggio». Fonti vicine a O’Brien indicano che il cardinale contesti le accuse e abbia consultato dei legali su come comportarsi. Per ora tace, almeno pubblicamente. Il mese prossimo doveva andare in pensione, avendo raggiunto i 75 anni. In questo paese è noto per le sue rigide posizioni contro l’omosessualità , bollata come una pratica «immorale», contro l’adozione da parte dei gay e contro il matrimonio fra persone dello stesso sesso. Ma nel privato agiva diversamente da quanto predicava, secondo quanto affermano i quattro prelati.
Uno di loro, stando al dossier ottenuto dall’Observer, racconta che, quando era un seminarista ventenne e O’Brien era il suo direttore spirituale, fu vittima di approcci «inappropriati» durante le preghiere serali. Troppo spaventato per denunciare il fatto, il giovane è poi diventato prete, ma ha lasciato il sacerdozio non appena O’Brien fu nominato vescovo perché sapeva che «avrebbe avuto totale potere su di me». Dice ora: «La gente pensò che mi fossi spretato per sposarmi, ma lo feci per mantenere la mia integrità ». E ha poi dovuto ricevere per lungo tempo assistenza psicologica per riprendersi dal trauma. Gli altri tre, tuttora preti, riferiscono incidenti analoghi, nel corso di preghiere serali o addirittura dopo una bevuta di alcolici a tarda notte. «Bisogna capire cos’è la relazione tra un prete e un vescovo», testimonia uno, definito “prete C” nel dossier pervenuto al nunzio. «Quando vieni ordinato sacerdote, fai una promessa di obbedirgli. Il vescovo è più del tuo capo. Ha un immenso potere su di te. Può trasferirti, congelare la tua carriera, controlla ogni aspetto della tua vita. Non puoi reagire con un calcio nelle palle».
Nominato arcivescovo nel 1985, O’Brien ha preso posizioni durissime non solo contro i gay ma anche contro l’aborto e il secolarismo. Nel 2003 fu Giovanni Paolo II a nominarlo cardinale. E ha fatto parte del conclave che ha eletto Benedetto XVI. La settimana scorsa ha sorpreso molti dichiarando che ai preti dovrebbe
essere concesso di sposarsi, affermando: «Mi rendo conto che molti di loro fanno fatica a fare i conti con il celibato». Forse parlava anche di se stesso? Nel 2012 l’associazione britannica per i diritti degli omosessuali Stonewall lo ha nominato “bigotto dell’anno”. La denuncia da parte dei quattro preti è arrivata al nunzio una settimana prima delle dimissioni annunciate da Benedetto XVI. Chissà se anche questo ha contribuito alla decisione del pontefice.
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