BRUXELLES Ventisette contabili

by Sergio Segio | 9 Febbraio 2013 10:07

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Dà  a Hollande la possibilità  di far pesare la resistenza della Francia, a cui restano i fondi della politica agricola. Dà  al presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz (Spd), la possibilità  di dire che l’accordo «ha riconosciuto il ruolo del Parlamento». E dà  3,8 miliardi in più a un Mario Monti in veste di candidato alle elezioni.
 Soprattutto, dà  a Merkel la possibilità  di tenere sotto controllo – a sei mesi dal voto- un’Ue sempre più frammentata.
Se avessero guardato fuori dal loro palazzo, i 27 avrebbero visto che l’Europa nel 2012 ha avuto una caduta di prodotto e reddito; molti paesi – a cominciare dall’Italia – saranno in recessione anche quest’anno. Avrebbero visto che all’Europa serve una ripresa della domanda: con le esportazioni che non tirano più e gli investimenti sottozero, solo la spesa pubblica può far uscire l’Europa dalla depressione. Con i bilanci dei governi nazionali bloccati da Bruxelles, è indispensabile una politica della domanda a scala europea: tasse sulla finanza, tasse ambientali ed eurobond potrebbero finanziare uno sviluppo diverso, la riconversione ecologica del continente, la ripresa produttiva della «periferia» europea, un reddito minimo per tutti. Davanti alla necessità  di un new deal per l’Europa, l’ideologia dell’austerità  ha infierito con un taglio del 3% su un bilancio che conta meno del 2% della spesa pubblica europea.
Ma chi deve decidere di queste cose? Il Parlamento europeo aveva fatto la voce grossa, minacciando il veto a un bilancio tagliato. I capigruppo, anche dei popolari e dei liberali, ora si dicono decisi a difendere la spesa dell’Europa, ma la pressione dei governi sarà  fortissima.
L’Europa è ridotta al braccio di ferro di 27 contabili e la democrazia è ridotta alla lamentela di qualche parlamentare. Intanto nel continente ci sono 26 milioni di disoccupati, un lavoratore su sei è a tempo determinato, e una persona su sei è a rischio di povertà . Tra un anno ci saranno le elezioni del Parlamento europeo e ieri a Bruxelles i 27 hanno pensato di ignorare il principio di realtà : la gravità  della crisi, gli interessi comuni e le condizioni di vita degli europei. È un’operazione che sta funzionando fin troppo bene nella campagna elettorale italiana; fare lo stesso a scala europea potrebbe essere irrimediabile.

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