by Sergio Segio | 21 Febbraio 2013 7:35
BRUXELLES – Dopo un braccio di ferro durato più di un anno, Parlamento europeo e governi nazionali hanno trovato un accordo per rendere operativo il cosiddetto “two pack”, una serie di misure che rafforzano ulteriormente i poteri di controllo di Bruxelles sui bilanci dei singoli Paesi.
Le norme erano state varate dal Consiglio a fine 2011, come integrazione al “six pack” che già rendeva più stringenti le disposizioni sulla disciplina di bilancio. Ma il Parlamento rifiutava di approvarle perché esigeva in cambio che si mettessero in opera i “fondi di redenzione” per aiutare i Paesi più indebitati: in pratica una prima forma di condivisione del debito che incontra però la fermissima opposizione della Germania. Alla fine Parlamento e Consiglio sono arrivati ad un testo di compromesso, che dovrebbe essere votato alla sessione plenaria di marzo rendendo così operative le nuove disposizioni già per i bilanci del 2014. Il “fondo di redenzione” non è passato, anche se la Commissione riceverà l’incarico di eseguire uno studio di fattibilità della proposta, i cui risultati saranno resi noti tra un anno, cioè dopo le elezioni tedesche. In compenso il Parlamento ha ottenuto che ai governi non possa venir chiesto di tagliare investimenti mirati a rafforzare il potenziale di crescita economica. Non è ancora la “golden rule” proposta dal governo Monti, ma è comunque un modo per tutelare gli investimenti produttivi dalla falce delle politiche di austerità volute dalla Germania. Consiglio e Commissione hanno anche confermato che, in caso di grave recessione economica, la riduzione dei deficit nazionali potrà essere applicata con maggiore flessibilità : un criterio già previsto nella costituzione finanziaria dell’eurozona, ma su cui il Parlamento ha molto insistito.
Il “two pack” introduce sostanzialmente due ulteriori cessioni di sovranità da parte dei governi nazionali in favore dell’Europa. La prima prevede misure di sorveglianza rafforzate sulle politiche economiche e di bilancio dei Paesi che hanno chiesto e ottenuto l’intervento del fondo salva-Stati (una prassi già messa in atto da tempo con le periodiche ispezioni della Troika in Grecia, Irlanda e Portogallo). La seconda e più importante disposizione dice che, qualora la Commissione riscontri che il bilancio preventivo di un Paese può portarlo a sforare i parametri di Maastricht, ha il potere di domandare e di imporre, con l’appoggio del Consiglio, modifiche specifiche alla legge finanziaria. Di fatto, si tratta di una rinuncia alla piena sovranità nazionale sui bilanci degli Stati membri. Parlamento, Commissione e Consiglio hanno espresso soddisfazione per l’intesa di ieri. «I Paesi che in questo momento stanno facendo sacrifici straordinari devono sapere che i loro sforzi sono riconosciuti e ricompensati», ha dichiarato Elisa Ferreira, una delle relatrici del Parlamento. Il Commissario agli affari economici, Rehn, ha salutato la decisione come «un grande passo avanti» verso una maggiore integrazione della zona euro e ha espresso la speranza che la nuova procedura possa essere applicata già ai bilanci per il 2014.
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