Braccio di ferro tra Morsi e Corte costituzionale
Il conflitto tra giudici e presidente islamista sembra non avere fine in Egitto. A poche ore dalla bocciatura della legge elettorale da parte della Corte costituzionale, il braccio di ferro con il consiglio legislativo in carica continua. Dopo una discussione lampo, la Shura ha approvato modifiche alla legge elettorale dopo i rilievi della Corte costituzionale che aveva bocciato cinque articoli del provvedimento. A questo punto il testo è passato alla firma del presidente e non dovrebbe essere ridiscusso dalla Corte suprema. Nel caso in cui le modifiche venissero approvate verrebbe confermata la data delle elezioni parlamentari per il prossimo aprile. Tuttavia, la Corte potrebbe esprimersi di nuovo sull’incostituzionalità del voto dopo le elezioni, riproducendo il corto circuito istituzionale dello scorso giugno quando è stato sciolto il Parlamento. I rilievi di incostituzionalità riguardano la rappresentatività dei parlamentari scelti tra lavoratori e contadini, il bando a tutti gli esponenti del Partito nazionale (Pnd) di Mubarak, e non solo ai deputati del Pnd eletti nel 2005 e nel 2010, come previsto dalla nuova legge. Non solo, i giudici vorrebbero ridisegnare il sistema di controllo del voto e il meccanismo di autorizzazione dei partiti, vietando le formazioni che fanno riferimento alla religione. Per questo, un’approvazione così rapida della nuova legge fa pensare che non siano state accolte tutte le richieste dei costituzionalisti.
È in corso in queste ore una visita di vari giorni di un’importante delegazione dagli Stati uniti. Atteso al Cairo per discutere di crisi siriana, conflitto israelo-palestinese e recessione economica, è il Segretario di Stato americano John Kerry. Nel suo discorso di insediamento, Kerry aveva indicato nell’Egitto il centro della politica estera americana in Medio oriente. Mentre è già in Egitto una delegazione informale di militari americani impegnati in incontri con esponenti dell’esercito egiziano su questioni di difesa, sicurezza nazionale e politica regionale.
In questo contesto di corto circuito istituzionale, i movimenti di opposizione, guidati dal nasserista Hamdin Sabbahi, hanno annunciato che boicotteranno il voto. Il fronte ha deciso di non prendere parte al dialogo con il presidente se prima non verrà formato un nuovo governo di unità nazionale, avviate indagini contro gli attivisti uccisi nei giorni scorsi e riforme costituzionali. Movimenti giovanili e di opposizione hanno indetto una manifestazione per oggi, lo scopo è spingere per giudicare il regime islamista.
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