Bersani: non voglio solo vincere Una legge per cambiare i partiti

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MILANO — Cravatta rossa, come da copione, Pier Luigi Bersani ieri mattina è arrivato in via Solferino puntuale per l’appuntamento con la chat di Corriere.it, il faccia a faccia in diretta web con i lettori condotto da Giovanni Floris e dal direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli. E subito il leader del Pd, rompendo il ghiaccio, ha sgombrato il campo sul tema del «vecchio» e del «nuovo»: «La disaffezione verso la politica c’è, è inutile nasconderlo. Ma io sono partito dall’esigenza di mettersi in gioco. La strada è questa: attivare meccanismi di partecipazione».
Perché la sua, ha rivendicato Bersani, è una campagna fatta «di proposte concrete». Replicando a un lettore che contestava invece una strategia sul filo dell’antiberlusconismo e non dei temi concreti, ha chiarito: «Io non ho fatto altro, in queste settimane, che parlare di proposte. Non ho inseguito Berlusconi, ma sono pur sempre alternativo a lui. Vince chi arriva primo, no?». E su chi però la spunterà  davvero, il leader del Pd si lascia andare a una scaramantica previsione: «Io, quando Berlusconi parla di rimonta, non gli credo. No, non penso proprio che ci sarà  un sorpasso. Anche perché c’è una parte di elettorato del centrodestra che sta valutando seriamente come esprimersi». Alla fine scherza: «Berlusconi dice che se perde Monti si ubriaca? Non sono così cattivo, ma se vedo lui e la Lega bassi bassi, diciamo che una birretta me la faccio».
Di scarso effetto, dunque, a suo dire, gli annunci di riduzione delle tasse e abolizione dell’Ici fatti dal leader del centrodestra: «Per le persone il vero nodo oramai è il lavoro. Poi, certo, anche noi siamo per abbassare l’Irpef ai ceti più deboli, ridurre l’Irap e aiutare chi investe per dare lavoro. E siamo per dire no a qualunque tipo di condono fiscale. Però quando uno mi annuncia, come fa Berlusconi, “voglio abbassare le tasse”, ma poi mi aggredisce quando spiego che deve girare meno contante… Non capisco più». Sullo sfondo, il caso del Monte dei Paschi. E l’ipotesi che ci sia stato un accordo spartitorio tra Pd e Pdl su Mps? Bersani scuote il capo e con voce pacata replica: «È un’ipotesi lunare. Ma non è una storia a orologeria… La magistratura sta facendo il suo corso. Se c’è qualcosa, riguarderà  alla fine dei manager infedeli. Ma arrivati fino in fondo si individueranno le responsabilità  sistemiche di questa vicenda: falsificazione dei bilanci, derivati regolati, soldi girati con scudo fiscale. Quanto ai poteri forti… In Italia sono deboli. Un sistema capitalistico talmente debole che non riesce a trovare capitali per l’avvio di iniziative industriali».
Ma a suscitare particolare preoccupazione, in Pier Luigi Bersani, è il «fenomeno Grillo», che sempre ieri, in serata, ha parlato in piazza Duomo a Milano. Il leader pd ammette: «Capisco che Grillo abbia successo con chi è scontento… Però lui dove vuole portare, alla fine, questa gente? Se uno non risponde mai a una domanda, e fa una cosa sconosciuta alla democrazia, allora sceglierlo significa che abbiamo deciso di uscire dalla democrazia? L’idea che questo movimento di protesta possa tradursi in un tanto peggio è un’idea che mi turba. Poi, certo, con i grillini in Parlamento ci sarà  da fare scouting, capire come interpretano il loro ruolo. Se vogliono essere eterodiretti da uno che non risponde alle domande o vogliono partecipare liberamente a una discussione parlamentare. Ma senza preclusioni, non è tempo di essere faziosi».
E in caso di vittoria, cosa farà  il Bersani premier? «Sicuramente non un’altra manovra economica: finiremmo contro un muro. Sto cercando di convincere anche l’Europa che è ora di smetterla con questo sistema, altrimenti andremo tutti a segno meno». Taglierà  poi le spese militari, a favore «di scuole e ospedali nuovi». E sul tema di smacchiare il giaguaro aggiunge: «Penso non solo a vincere, ma a rimettere ordine nel sistema politico, magari con una bella legge sui partiti: serve la garanzia che chi si presenta abbia alle spalle un collettivo. Perché se mi comanda uno dal tabernacolo della Rete e non risponde a nessuno, ci va di mezzo il paese». Meglio, molto meglio, dice, presentarsi con una coalizione chiara: «Come noi. Io tra Monti e Vendola non devo scegliere, ho già  scelto: Tabacci…Vendola… La foto di gruppo con loro l’ho fatta vedere. Questa è la nostra coalizione. Punto. Se non saremo sufficienti per governare, si discuterà  con questa coalizione». Infine, una stoccata a Monti: «Non vedrete mai una sua foto di gruppo con Casini e Fini. Perché mentre la nostra coalizione durerà , la loro forse al massimo una settimana».


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