by Sergio Segio | 25 Febbraio 2013 8:02
LA MV Lyubiov Orlova è un vascello fantasma alla deriva tra i flutti dell’Oceano Atlantico. Triste epilogo per una nave che voleva essere una “star”: Orlova, dal nome di Lyubov Petrovna, l’aristocratica diva del cinema sovietico degli Anni ‘30 e ‘40, la Greta Garbo russa che aveva incantato Stalin. Le misure, poi, ne affermavano la potenza: 4250 tonnellate per 90 metri, con una prua tanto massiccia da spaccare i ghiacci del-l’Artide. All’inizio, nel 1976, era stata voluta dagli armatori della Fesco, già importanti a Vladivostok nel 1880.
La Orlova,
in 35 anni di brillante carriera, ha fatto la spola fra le calotte glaciali artiche e antartiche, prima come nave da spedizione, poi da crociera. Finché, passata di mano più volte, nel 2010 fu “arrestata” in un porto del Newfoundland canadese. Tutta colpa dell’ultimo proprietario, la Cruise North Expeditions, e di un debito di 251 mila dollari. Per pagare i creditori, la bella Orlova fu avviata all’infausto destino della rottamazione a Santo Domingo. Da lì in poi, andò a catafascio: i motori rifiutavano di partire. Trainata, la fune si spezzò. Coi marosi alti 3 metri, il rimorchiatore la piantò in mezzo all’oceano. Spinta dalle correnti fuori delle acque territoriali del Canada, nessuno più se ne occupa, malgrado costituisca una «minaccia ambientale». Infatti, stando agli attivisti di Bois de Robin, una collisione può provocare il «rilascio di liquidi tossici, amianto, mercurio e rifiuti non biodegradabili». L’ultimo avvistamento della Orlova è avvenuto a Nord Est di Newfoundland. Fatto il calcolo delle correnti e dei venti, la nave proseguirà la deriva verso la Norvegia e l’Irlanda, o piegherà a Sud fino all’Africa. Cosa sarà di lei? Il Canada se ne lava le mani: «Il proprietario della Orlova resta responsabile deisuoimovimenti».
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