Arriva la cura dimagrante per l’Europa
BRUXELLES — Per non crollare, nella maratona negoziale di oltre 24 ore quasi ininterrotte, molti capi di Stato e di governo dei 27 Paesi Ue si sono sdraiati per sprazzi della notte sui divani delle rispettive delegazioni nazionali. E, nel pomeriggio della seconda giornata del summit a Bruxelles, è arrivato l’accordo sul bilancio Ue 2014-2020, che non erano riusciti a concludere nel vertice del novembre scorso.
È passata la linea della Germania improntata all’austerità , ma con meno tagli di quelli sollecitati dal Regno Unito e da altri Paesi del Nord (Olanda, Svezia, Danimarca) ansiosi di ridurre i loro esborsi per l’Europa. Per la prima volta il bilancio dell’Ue risulta così inferiore a quello dei sette anni precedenti, fermandosi a 959 miliardi di euro per gli impegni e a soli 908 miliardi per i pagamenti effettivi. La cancelliera tedesca Angela Merkel lo ha definito un accordo «buono e importante». Il premier britannico David Cameron ha esultato per essere riuscito «a limitare il plafond della carta di credito» di Bruxelles, a tagliare i costi dell’euroburocrazia e a difendere lo sconto del Regno Unito sui contributi all’Ue (pagato in gran parte da Francia e Italia). Anche Germania, Olanda e Svezia hanno mantenuto i loro sconti (minori), estesi ora alla Danimarca.
Subito il presidente dell’Europarlamento, il socialista tedesco Martin Schulz, ha fatto sapere che la sua istituzione userà il potere di codecisione per respingere questo bilancio non impostato sul rilancio della crescita e dell’occupazione.
I leader dei quattro principali partiti, il francese Joseph Daul degli europopolari, l’austriaco Hannes Swoboda degli eurosocialisti, il belga Guy Verhofstadt degli euroliberali e il tedesco Daniel Cohn-Bendit dei verdi, hanno confermato che «non possono accettare l’accordo così come è» perché «non è nell’interesse dei cittadini». Nell’Europarlamento hanno però apprezzato l’accoglimento di due loro richieste, che aprono la possibilità di una conciliazione con i 27 governi: il recupero dei fondi non utilizzati in un anno successivo (finora tornavano ai Paesi) e una verifica di medio termine, per riconsiderare i tagli, se non ci fosse più la pressione della crisi.
Il presidente francese, il socialista Franà§ois Hollande, che guidava i Paesi del Sud favorevoli a maggiori finanziamenti Ue per crescita e occupazione, ha rivendicato di aver salvato gli aiuti ai suoi agricoltori e i fondi per la ferrovia Torino-Lione (nonostante i forti tagli a infrastrutture e telecomunicazioni). Ma anche di aver evitato governi scontenti. «Se ci fosse stato un perdente avremmo bloccato», ha detto Hollande, che ha aiutato a mitigare l’arretramento totale con miglioramenti settoriali. «Per quanto riguarda l’ammontare complessivo del bilancio — ha spiegato il premier Mario Monti —, la proposta della Commissione europea è stata ridimensionata e questo non ci soddisfa pienamente. Ma siamo riusciti a salvaguardare alcune politiche che riteniamo fondamentali». Il Professore ha indicato i fondi per la coesione, l’occupazione giovanile e gli aiuti rurali. Una perdita ingente è emersa nei pagamenti diretti all’agricoltura. Monti ha detto di non avere ancora il dato complessivo da paragonare con il bilancio 2007-2013. Ma ha indicato un miglioramento dell’Italia come contributore netto all’Ue (scendendo a -3,85 miliardi dai circa -4,5 miliardi precedenti) anche grazie alla riduzione dell’esborso globale per il periodo 2014-2020. Francia, Italia, Spagna, Grecia e Portogallo non hanno però ottenuto le nuove politiche di sviluppo necessarie per compensare l’accettazione delle misure anticrisi di austerità , imposte da Merkel tramite le istituzioni di Bruxelles nei momenti di grande tensione dell’eurozona, che poi hanno spesso provocato a livello nazionale effetti recessivi, chiusura di imprese e disoccupazione dilagante.
Ivo Caizzi
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