Arrestati i killer sospettati del delitto Belaid
Il ministro dell’Interno tunisino, Ali Larayedh, ha annunciato l’arresto di alcuni tra i presunti killer del leader dell’opposizione Chokri Belaid, avvenuto lo scorso 6 febbraio. «Le indagini non sono ancora riuscite arrivare all’identificazione dell’esecutore, della dinamica dei fatti e del movente», ha però precisato Larayedh. Anche il premier tunisino uscente Hamadi Jebali si è congratulato con gli inquirenti. L’ex premier, che ha rassegnato le dimissioni il 19 febbraio scorso, ha confermato ieri che non guiderà il futuro governo tecnico. La richiesta di proseguire nel suo incarico era venuta dai partiti della coalizione al governo e da alcune componenti del partito di maggioranza Ennahdha. Secondo gli islamisti sono in corso consultazioni tra le fazioni interne al movimento e con i partiti di opposizione per arrivare ad un nome per la carica di primo ministro entro la fine della settimana.
Ma a conferma del clima estremamente teso che attraversa il Paese dal giorno dell’omicidio del leader dell’opposizione laica Chokry Belaid, il vicepresidente del partito islamico Ennahdha, Abdelfattah Mourou, spesso su posizioni critiche nei confronti della dirigenza e di Rachid Ghannouchi, ha riferito di aver ricevuto una minaccia di morte. Mourou si è detto preoccupato per la sua incolumità fisica, sottolineando di non essere sorpreso che «il suo nome sia nella lista delle persone da eliminare dopo Chokri Belaid».
Sembra che i partiti di opposizione vogliano puntare strumentalmente alla conferma di Jebali per stigmatizzare le divisioni nel fronte islamista. Tanto che il premier uscente ha dovuto smentire le voci che lo volevano intenzionato a fondare un nuovo partito insieme a figure politiche disposte a lasciare Ennahdha. Alcuni esponenti del fronte laico hanno ricordato che gli islamisti, e in particolare esponenti dei movimenti salafiti, sarebbero tra i possibili esecutori del delitto Belaid.
In seguito alle dimissioni del premier è stata ventilata l’ipotesi di un governo di larghe intese. Ma la contrapposizione frontale tra il partito di maggiornaza relativa, Ennahdha, e uno dei movimenti politici componente della coalizione di governo, Ettakatol, ha rilanciato la candidatura del dimissionario Hamadi Jebali. La chiave della crisi di governo riguarda i ministeri di interno, giustizia e esteri che gli islamisti sembrano non avere alcuna intenzione di abbandonare. A chiudere le porte al dialogo sul nome del nuovo primo ministro è stato ieri il leader islamista Hussein Jaziri. «Convocheremo d’urgenza il Majlis al-Shura (massimo organo consultivo del movimento, ndr) per scegliere il premier se il partito non riesce a designare un candidato», ha dichiarato Jaziri.
Infine, le unità speciali della Guardia nazionale tunisina hanno arrestato 11 persone, che si erano asserragliate in una moschea, dopo la scoperta di un arsenale di fucili, Kalashnikov e lanciagranate Rpg. Gli arrestati nella moschea Nour, nella località di Daouar Hicher, erano in possesso «di una grande quantità di armamenti».
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