by Sergio Segio | 15 Febbraio 2013 8:26
PARIGI. Franà§ois Hollande, che è in viaggio ufficiale in India, ha espresso «un’emozione molto particolare» per il dramma del suicidio di un disoccupato di 42 anni, che mercoledì si è dato fuoco a Nantes di fronte all’agenzia di collocamento. La ministra della lotta contro l’esclusione, Marie-Arlette Carlotti, si è recata sul posto, ieri, assieme a Franà§ois Chérèque, ex leader della Cfdt, ora incaricato dal governo della lotta alla povertà . Il Movimento nazionale dei disoccupati e dei precari ha ricordato ieri che il tasso dei suicidi tra i disoccupati è sei volte superiore che nel resto della popolazione. Dietro i freddi dati delle statistiche, i drammi umani si moltiplicano.
Ieri, le ultime statistiche sono state una nuova doccia fredda per l’Europa. Nell’ultimo trimestre del 2012 l’Eurozona ha vissuto il peggior periodo dal 2009, cioè da quando si erano fatti sentire nel vecchio continente gli effetti del fallimento di Lehman Brothers. Il pil dell’Eurozona è caduto dello 0,6%, un calo per il terzo trimestre consecutivo: tecnicamente, è recessione. In un anno, l’economia ha perso lo 0,9% nella zona euro e lo 0,6% nell’Ue a 27. Il commissario europeo agli affari economici e monetari, che ieri aveva concesso che «se la crescita si deteriora in modo imprevisto, un paese può beneficiare di una proroga per correggere i deficit eccessivi», ieri ha ammesso che «i risultati sono sotto le aspettative dei mercati, siamo consapevoli che l’attività economica resta debole e tornerà positiva gradualmente solo nella seconda metà del 2013». La Bce ieri ha affermato che la disoccupazione nella zona euro supererà il 12% quest’anno e che il pil resterà a zero (e crescerà minimamente, dell’1,1% nel 2014).
In questo contesto, l’ammissione da parte della Francia di non riuscire a rispettare l’impegno di far rientrare nel 3% i deficit pubblici quest’anno diventa banale. Secondo i dati Insee (l’Istat francese) pubblicati ieri, in Francia la crescita è a zero (cosa che significa un calo, visto che la popolazione è aumentata dello 0,5% e la produttività dell’1%). Anche la Germania è in difficoltà : nel quarto trimestre il pil si è contratto dello 0,6% (su un anno, la Germania è cresciuta dello 0,7%, contro +3% nel 2011 e +4,2% nel 2010), anche se in Germania la popolazione si è impoverita meno che in Francia, perché la popolazione è in calo. L’Olanda è in recessione. L’Italia è caduta del 2,2% nel 2012. In Austria nel quarto trimestre il pil è diminuito dello 0,2%. Per non parlare della Grecia (meno 6% nel quarto trimestre) o del Portogallo (meno 3,2% nel 2012). Secondo l’economista Elie Cohen, «la contrazione del sud non è stata compensata dalla buona salute del nord».
La domanda è: la Commissione deciderà finalmente che la priorità in Europa è il sostegno alla crescita? Purtroppo non ci sono le forze per costringerla a questa svolta. La Germania è in campagna elettorale e i paesi del nord, che hanno di fatto sostenuto David Cameron e i tagli al bilancio Ue all’ultimo Consiglio europeo, non vogliono sentire parlare di solidarietà . L’unico piccolo movimento saranno, molto probabilmente, delle concessioni caso per caso: in particolare a Parigi, che potrà beneficiare di un po’ di indulgenza sul 3%. Pierre Moscovici, ministro dell’Economia, ha escluso ieri un nuovo giro di vite di austerità in Francia, per rispettare il 3%. Ma la Germania non permetterà in questo anno elettorale alla Commissione di prorogare di un anno, per tutti, il rispetto del risanamento dei conti pubblici. La Francia dovrà così dare delle garanzie per poter ottenere le briglie un po’ più sciolte: già c’è stato il patto di competitività , c’è l’accordo sulla flessibilità del lavoro concluso tra Cfdt e Medef (Confindustria francese) che deve essere tradotto in legge anche se è stato bocciato dalla Cgt e da Fo. Il primo ministro Jean-Marc Ayraul ha già parlato di un nuovo giro di vite sulle pensioni e sono stati decisi tagli al finanziamento degli enti locali. La Corte dei conti sostiene che il risanamento si è basato finora solo sull’aumento delle tasse e che adesso tocca ai tagli alla spesa. La strada è tracciata, alla faccia della promessa di Hollande che «il cambiamento è adesso».
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