by Sergio Segio | 22 Febbraio 2013 8:29
CATANIA — È bastata un’ora di diluvio, con grandinate di chicchi ghiacciati simili a sassi, per bloccare una città , per ridurre Catania a una infernale laguna di fango, le strade trasformate in fiumi in piena, una ventina d’auto e moto trascinate dalle cascate d’acqua precipitate con forza dall’Etna verso il mare. Solo un miracolo ha evitato il peggio in questo scorcio di Sicilia dove per mezza giornata sono stati dirottati a Palermo i voli diretti a Fontanarossa, compresi quelli provenienti dal Nord dove il gelo imperversa con temperature polari.
Dopo l’ansia per un disperso rintracciato in serata, sul campo devastato di Catania restano solo tanti contusi non in gravi condizioni, a parte un operaio ferito perché precipitato dalla tettoia dove si era rifugiato. Ma, passata la tempesta, è esplosa la polemica sul mancato allarme. Con le proteste del sindaco Raffaele Stancanelli che dalla Protezione civile regionale e nazionale non aveva ricevuto alcun bollettino: «Avremmo consigliato a tanti cittadini di non uscire da casa, di non muoversi in auto…».
Come invece è accaduto a migliaia di automobilisti bloccati per ore sulla tangenziale e sulle strade di collegamento ai paesi pedemontani del vulcano. Le macchine incolonnate, immobili, tutte frustate dalla bomba d’acqua che si disperdeva poi in violenti torrenti. A cominciare da quello formatosi su via Etnea, l’asse che dalle stradine di montagna va giù verso il porto attraversando Catania fino ad incrociare Villa Bellini, piazza Stesicoro, quella dell’università , lo storico piazzale fra Duomo e municipio trasformato in un lago vorticoso, le caditoie esplose, come l’Anemano, il fiume sotterraneo che alimenta la fontana della Pescheria. Tutti luoghi devastati dalla furia che ha terrorizzato gli impiegati del Comune, i turisti dei ristoranti vicini salvati dai vigili del fuoco, i commercianti di tanti negozi allagati.
Il terrore era vedere l’acqua sollevare e far galleggiare tante auto poi rovesciate contro le mura degli edifici, come è accaduto su Palazzo dei Chierici. Proprio per questo per diverse ore s’è temuto un bilancio ben più grave. Soprattutto quando nei pressi di Villa Pacini i pompieri hanno recuperato uno stivale e un borsello con un codice fiscale dentro. Pericolo scongiurato a tarda sera quando il sindaco, nel lanciare la polemica contro la Protezione civile, incerto sulla stabilità degli istituti scolastici, ha deciso di chiudere le scuole per oggi.
Anche se sono caduti 100 millimetri d’acqua in un’ora, su siti e network è esplosa la rabbia dei catanesi, come quella del popolare conduttore televisivo Salvo La Rosa, il più cliccato su Facebook: «Inconcepibile che una grande città si blocchi per un’ora di pioggia. È assurdo che sia mancato l’allarme e che manchino i canali di gronda…».
In sintonia su questo punto l’ex presidente dei costruttori di Catania, Andrea Vecchio, bandiera dell’antiracket, adesso in lista con Monti: «Un territorio senza amministrazione, segnato dalla urbanizzazione selvaggia di paesi dove si costruisce a dismisura senza regole scaricando tutto a valle. Perché non c’è area metropolitana e c’è solo la Provincia, un fallimento, un ente inutile…». Parole indigeste per il presidente uscente della Provincia, Giuseppe Castiglione, candidato con Berlusconi, pronto ad alzare il tiro: «La Regione deve pensare al territorio, all’assetto idrogeologico, ma non utilizza nemmeno i fondi europei…». Rabbia e recriminazioni incrociate dopo il diluvio e il miracolo.
Felice Cavallaro
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