Agusta pagò 18 milioni 14 rottami per coprire le bustarelle

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BUSTO ARSIZIO — Gli indiani dovevano essere particolarmente felici di fare affari col gruppo Agusta – Finmeccanica. Dove lo trovano un altro partner che si accolla una flotta di vecchi elicotteri messi a terra e buoni ormai per il ferrivecchi, pagandola 18 volte il valore reale? Eppure c’è anche questo episodio nell’ordinanza dei giudici di Busto Arsizio costata il carcere al numero uno di Finmeccanica Giuseppe Orsi e i domiciliari al capo di Agusta Bruno Spagnolini. Tanta generosità  non è frutto di dabbenaggine; i manager italiani, secondo il pm Eugenio Fusco, dovevano sempre confrontarsi con il medesimo problema: rendere presentabile il pagamento delle tangenti e il ricorso a intermediari internazionali, vietato dalla legge. Orsi e Spagnolini sono stati arrestati per la “provvista” di oltre 20 milioni di euro messa a disposizione dei due mediatori di Lugano Guido Haschke e Carlo Gerosa (anch’essi colpiti da ordine di cattura, non eseguito in quanto cittadini stranieri). Ma quella è solo la metà  delle cifra che sarebbe stata pagata sottobanco nell’affare con l’India. L’altra fetta, 30 milioni di euro, fu girata a un terzo mediatore, l’inglese Christian Michel, indagato a piede libero e ad essa fa riferimento lo strano caso dei “ferrivecchi” pagati a peso d’oro. «Il consulente Michel — recita l’ordinanza dei giudici di Busto Arsizio — fu imposto da Orsi» quando la trattativa con l’India era già  avviata. Per la consulenza «viene stipulato un contratto con la Global Trade Service ltd (una società  di Michel, ndr) del valore complessivo di euro 18.200.000 per il riacquisto dal governo indiano di 14 elicotteri WG fuori uso». La natura fittizia del contratto viene svelata sempre dal pm Fusco: «La ricostruzione delle transazioni pone fondati dubbi sulla effettiva consistenza dei rapporti economici intercorsi tra Agusta e la società  di Michel nonché sul ruolo svolto da quest’ultimo. In particolare, con riferimento al riacquisto dei 14 WG dall’India… informazioni raccolte parlano di termini economici (900.000 sterline per l’intera flotta) assolutamente discosti da quelli dei medesimi elicotteri venduti da Michel ad Agusta». Riassumendo: Michel avrebbe rifilato alla società  italiana per 18 milioni di euro macchine che gli indiani avevano valutato 900 mila sterline, vale a dire poco più di un milione di euro. Il colossale «bidone» si giustifica secondo i magistrati solo perché la cifra doveva coprire pagamenti illeciti. Ma ciò non esaurisce il mistero attorno a Michel, ritenuto fondamentale da Orsi al punto da ricoprirlo di euro. «Le uniche attività  di Michel effettivamente riscontrate — prosegue l’ordinanza — sono state la produzione di periodici report informativi, giudicati di qualità  scadente dagli stessi auditor interni (di Agusta, ndr.), e da una rassegna della stampa indiana». Una pulce nell’orecchio dei magistrati la mette in realtà  l’altro mediatore dell’affare Guido Haschke, divenuto per la Procura di Busto la fonte più affidabile: in un interrogatorio del novembre scorso, racconta che in seguito all’irruzione sulla scena di Michel lui si vide ridurre i compensi.
«Haschke ipotizzò — scrivono ancora i giudici di Busto — che ciò fosse necessario ad Orsi per disobbligarsi con alcuni esponenti politici che avevano appoggiato la sua candidatura alla presidenza di Finmeccanica, politici appartenenti al partito Lega Nord a cui egli faceva riferimento». Ma di tali pagamenti fino a oggi non è stata trovata traccia.


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