Accusa di firme false per una lista di Albertini

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MILANO — Ancora quell’accusa, ancora in Lombardia: firme false. Cambiano le procure, cambiano i simboli nel mirino. Da Milano a Cremona, dal listino «bloccato» di Roberto Formigoni (elezioni regionali del 2010) alla «civica» di Gabriele Albertini (elezioni regionali di domenica e lunedì), ma l’imbroglio, vero o presunto, rimane lo stesso.
La vicenda nasce con una segnalazione partita dall’ufficio elettorale di Cremona e arrivata sul tavolo del procuratore Roberto di Martino: trenta firme raccolte per la presentazione della lista Monti alla Camera e al Senato sarebbero state copiate e allegate a quelle per la lista regionale di Gabriele Albertini. Trenta firme su un totale di 641 raccolte nella provincia di Cremona (richiesta minima: 500).
Anche senza l’eventuale «falso», la lista avrebbe comunque raggiunto un numero sufficiente di sottoscrizioni: ecco perché il simbolo non è stato ritirato dalla competizione.
Al momento c’è un solo indagato. «Se ci deve essere uno sotto inchiesta, quello non posso essere che io», si autodenuncia Roberto Vitali, il consigliere comunale della lista Albertini che ha organizzato la raccolta delle firme anche per Scelta civica di Mario Monti: «Non so come possa essere successa una cosa simile. Può essere stata una svista, ma non mi nascondo dietro a queste cose. Se c’è un’autenticazione di firme che non sono valide è colpa mia. Se è così, ma si deve aspettare la fine dell’inchiesta, è una cosa terribile. Sono convinto che si debbano fare le cose giuste e che chi sbaglia debba pagare. E quindi sono pronto ad assumermi tutte le responsabilità  del caso».
Un’altra tempesta nell’Ohio d’Italia, nel penultimo giorno utile di campagna elettorale. Gabriele Albertini è sotto choc. «Sono sinceramente sbigottito», giura. L’uomo che ha scelto come titolo per il suo programma elettorale lo slogan «dalla A di Albertini alla Z di zero compromessi» non si sottrae ai commenti di rito: «Qualora dovessero ravvisarsi responsabilità  di ogni tipo, saremo inflessibili con tutti coloro che dovessero essere coinvolti in questa vicenda».
Albertini ha saputo dell’indagine avviata a Cremona mentre si trovava negli studi milanesi della Rai di corso Sempione. Si era appena concluso il dibattito televisivo, l’ultimo, tra i cinque candidati per Palazzo Lombardia. «Mai come in questo momento lo slogan della mia campagna deve rispondere alla domanda di serietà  che i cittadini richiedono. Lo abbiamo promesso agli elettori. Non transigerò in nulla da quest’impegno».
Roberto Maroni passa all’incasso: «Prima Giannino, poi Albertini, non resta che votare per me», commenta dal suo quartier generale milanese. «La cosa non mi rallegra, anzi mi rattrista. Anche perché Albertini è uno che non perde occasione per polemizzare con me proprio sui temi dell’onestà  e della correttezza».
Ancora più esplicito il suo luogotenente lombardo, Matteo Salvini: «Quanto emerso a Cremona ci spinge a rivolgerci ai cittadini lombardi, giustamente delusi, affinché votino Roberto Maroni, uomo che legalità  e trasparenza le ha dimostrate in tutta la sua attività  politica. A Gabriele Albertini rimangono in mano solo gli insulti che in questa campagna ha rivolto contro la Lega Nord e il suo candidato, vero baluardo della legalità ».
Gilberto Bazoli
Andrea Senesi


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