2013, anno zero del Welfare: una speranza, il Servizio Civile

by Sergio Segio | 19 Febbraio 2013 8:38

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Pesanti tagli erano già  stati disposti dal governo Berlusconi, che tra il 2008 e il 2011 aveva fatto registrare riduzioni record della spesa pubblica per i fondi sociali con tagli in alcuni casi oltre il 90%, come ad esempio l’eliminazione totale del Fondo per la non autosufficienza (che nel 2010 poteva disporre di 400 milione di Euro!).

Per chi sperava in un radicale cambiamento con l’avvento del governo tecnico, le delusioni non si sono fatte attendere: i finanziamenti ai Fondi hanno continuato la tendenza degli ultimi 5 anni scendendo anche nel 2012.

Il Fondo per la non autosufficienza, infatti, non è stato ricostituito e, in totale, il Fondo per le politiche della famiglia ha subito una riduzione del 91%, quello delle politiche giovanili dell’82% e la principale fonte di finanziamento statale per gli interventi di assistenza a persone e famiglie – il Fondo per le politiche sociali – è stato ridotto al 18% del valore originario ( da 923,3 mln di euro a 69,95 mln).

Possiamo affermare che nell’ultimo lustro nessun governo ha amato il sociale: sia per i politici che per i tecnici esso ha rappresentato solo una voce di spesa, un fondo da ridurre per fare contenta l’Europa che incalzava il nostro paese sul debito pubblico.

In modo miope e poco lungimirante il terzo settore è stato smembrato e con esso sono state dilaniate e attaccate le vite dei lavoratori, delle persone bisognose e dei tanti volontari che quotidianamente dedicano il loro tempo al prossimo.

Continuando nell’analisi vediamo che, solo nel 2012, la spesa dei Comuni per il sociale è scesa del 3,6%, se si parla di welfare in senso stretto, mentre si sfiora in media il 7% (l’11 in alcune zone del Mezzogiorno) se si parla di servizi in senso più ampio (servizi sociali, istruzione, sport e tempo libero). Tempi durissimi per gli enti locali. Benché la tassazione a disposizione dei Comuni sia aumentata nel complesso – negli ultimi cinque anni del 6,7%- la questione dei finanziamenti statali ha assunto risvolti grotteschi quando nel luglio 2012 il governo ha proposto, a fronte di una domanda da parte delle regioni di 1,5 miliardi di Euro, poco meno di 11 milioni per le politiche sociali: le reazioni non si sono fatte attendere e nella legge di stabilità  sono stati inseriti, in tutta fretta, 600 milioni tra Fondo per le politiche sociali e Fondo di non autosufficienza per cercare di “rammendare” le voragini create.

Per ottenere tale risultato, e l’attenzione del governo tecnico, le associazioni del Terzo Settore e gli Enti locali hanno fatto sentire pesantemente la loro voce con appelli e iniziative, tra i quali la manifestazione di ottobre di “Cresce il welfare, cresce l’Italia”, che grazie allo sforzo congiunto di oltre 40 organizzazioni ha visto una grande partecipazione di addetti ai lavori e non.

A rigor di cronaca, non sono mancate iniziative di successo: la crisi ha portato certamente ad un migliorato senso di lungimiranza e, in alcuni casi, alla più attenta valutazione delle scelte possibili.

Merita citazione il Piano Sociale per il Sud[1], dedicato a Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, istituito grazie a uno stanziamento di 2,3 mld di euro, grazie – finalmente – ad una efficace riprogrammazione di fondi comunitari, destinati in particolare ai servizi di cura, per bambini e anziani – e a nuove proposte, come la sperimentazione di una rinnovata social card e la definizione di un Piano per la non autosufficienza.

Tuttavia, tutto il welfare italico ha bisogno di una riforma più consistente e lungimirante, e soprattutto dell’attenzione del mondo politico verso i bisogni delle associazioni NP e verso le necessità  degli enti locali e dei cittadini, presenti e futuri.

I tagli effettuati negli ultimi cinque anni – pari al 75% [2]degli stanziamenti originari – e in generale la situazione di sfiducia che si riscontra nella società  civile nei confronti della politica hanno portato le associazioni ad interrogarsi su come di educare i giovani cittadini alla partecipazione e alla vita della loro comunità . In questo senso, molte di esse si sono schierate in difesa del Servizio Civile[3], divenuto, oggi più che mai, un’opportunità  di aiutare chi ne avesse bisogno e di essere contemporaneamente introdotti nel mondo del lavoro, e nel mondo dell’associazionismo, spesso di matrice volontaria.

“L’educazione dei giovani alla cittadinanza attiva e realmente partecipe” è uno degli obiettivi principali del Servizio Civile secondo Pietro Barbieri, Portavoce del Forum del Terzo Settore, che vede nella capacità  della comunità  di educare i propri membri la via per scongiurare, o superare, le crisi della democrazia elettiva come quella che stiamo vivendo.

La visione del Servizio Civile come “laboratorio educativo” per i nuovi cittadini è proposta dal neoeletto presidente delle Acli Gianni Bottalico[4], che ne sottolinea l’importanza nella creazione di uno spirito di comunità  più forte e in grado di accogliere.

La difesa del Servizio Civile Nazionale non è solo un’iniziativa educativa per i giovani, ma è anche uno strumento per confermare la linea pacifista e di impegno per il bene del Paese che la Repubblica ha cominciato con l’articolo 3 e continuato con l’istituzione dell’obiezione di coscienza, dal 2001 Servizio Civile. Questo è il pensiero di Primo di Blasio, della Conferenza Nazionale Enti Servizio Civile, associazione che dal 1988 raccoglie molti dei maggiori enti che si sono impegnati prima per l’attuabilità  dell’obiezione di coscienza e poi per la promozione del servizio civile.

Del Cnesc fa parte anche la Caritas Italiana, che ribadisce attraverso Diego Cipriani l’importanza del servizio civile come “strumento di giustizia e di pace, luogo di incontro e di testimonianza con i giovani”.

Infine, ultime ma non ultime, vanno ricordate le 51 organizzazioni che hanno aderito alla campagna Sbilanciamoci!,[5] tra le quali Caritas, Arci ed Emergency, che sostengono dal 1999 l’importanza del servizio civile nazionale come parte di un progetto di sviluppo della società , guidato da principi di solidarietà , eguaglianza, sostenibilità  e pace. Il servizio civile rovescia “le priorità  economiche e sociali, per rimettere al centro i diritti delle persone” (Grazia Niletto, collaboratrice di Sbilanciamoci!) ed educa i giovani alla volontà  di migliorare se stessi, la società  e l’ambiente entro il quale vivono. Esattamente ciò di cui la nostra nazione ha bisogno.

Fabio Pizzi[6]

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Endnotes:
  1. Piano Sociale per il Sud: http://www.redattoresociale.it/DettaglioNotizie.aspx?idNews=419660
  2. pari al 75% : http://www.repubblica.it/politica/2013/01/29/news/welfare_fondi_tagli-51494520/
  3. molte di esse si sono schierate in difesa del Servizio Civile: http://www.cnesc.it/
  4. Gianni Bottalico: http://www.unimondo.org/Notizie/Acli-Bottalico-governare-nella-bufera-139130
  5. Sbilanciamoci!,: http://www.sbilanciamoci.org/2013/02/unalleanza-per-il-futuro-del-scn/
  6. Fabio Pizzi: http://www.unimondo.org/content/search?SubTreeArray=1867&SearchText=fabio+pizzi&SearchButton=Cerca

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