Un proiettile all’ex vice di Manganelli la resa dei conti infinita del Viminale

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ROMA — È una coincidenza, forse. Ma certo dà  l’idea di quale infernale partita di specchi sia cominciata nel ventre del Viminale. Storia di lunedì mattina.
Ventiquattro ore prima che venga eseguita l’ordinanza con cui la magistratura di Napoli tira una prima riga nell’inchiesta sugli appalti del Dipartimento di Pubblica sicurezza, il portiere dell’abitazione dell’ex vicecapo della polizia Nicola Izzo, il convitato di pietra di questa vicenda, riceve una busta priva di mittente. All’interno, un proiettile. Uno solo. Come quello che si tirò alla testa il vicequestore Salvatore Saporito, morto suicida nei mesi in cui l’indagine napoletana lo aveva coinvolto con un avviso di garanzia. Quel Saporito che ai vivi aveva lasciato un ultimo messaggio sul video del pc di fronte al quale aveva deciso di farla finita. L’urlo della propria “fedeltà ” e “lealtà  all’Istituzione”, ripagate con “l’accantonamento”. Lo stesso Saporito, alla cui memoria, il Corvo ha scritto di aver dedicato la sua vendetta nei confronti della “banda” che per anni avrebbe gestito la torta milionaria degli appalti per le forniture del Dipartimento.
Ebbene, una busta e un proiettile al momento senza storia, ma certo decisamente tempestivi, sono l’ultimo filo annodato a una matassa che ora — con il trasferimento degli atti da Napoli — è e resta solo nelle mani della Procura di Roma. E che sin qui ha visto l’indagine camminare (per altro bene, a quanto pare), ma in una sola direzione: l’identificazione del Corvo. O, più verosimilmente, dei Corvi. Se è vero, come è vero, che solo nell’agosto dello scorso anno il lavoro anonimo di denuncia sulle asserite malversazioni dell’Ufficio logistico del Viminale assume il tono “corale” e di dettaglio di cui “Repubblica” avrebbe poi dato conto nel novembre scorso con la pubblicazione del contenuto del memoriale. Si scopre infatti oggi che i memoriali sono “tre”. Il primo, spedito in Procura nella primavera 2012; il secondo di poco precedente l’estate; l’ultimo (quello arrivato sulla scrivania della Cancellieri), di agosto.
Nel 2012, dunque, il lavoro dei Corvi dura quindi almeno 8 mesi. E tenta inutilmente di sfondare prima la pellicola di omertà  interna al Viminale (numerose copie dei memoriali finiscono nelle mailing list di sindacalisti e personale dell’ufficio logistico), quindi la riluttanza della Procura a dare corso a denunce che, ancorché senza un padre, almeno all’inizio sono solo abbozzate (nel primo anonimo si fa riferimento a un solo appalto, in quel momento aperto, che riguarda la fornitura di software per le sale operative della polizia). Ora, evidentemente, la partita si riapre. Ma con quali esiti è difficile prevedere.
Della caccia al Corvo e/o Corvi si è detto. Quanto al cuore della faccenda (gli appalti e la verifica della loro gestione), la Procura ha chiesto e ottenuto da Izzo e Maddalena due memorie “difensive” sulle procedure seguite nelle aggiudicazioni, non ha al momento avviato accertamenti patrimoniali, e attende ormai da un paio di mesi dal Viminale gli esiti di quell’inchiesta interna che era stata pubblicamente annunciata sull’operato di Izzo e del prefetto in pensione Giuseppe Maddalena (già  capo dell’Ufficio logistico da cui le commesse dipendono). Epperò, a quanto pare, quell’inchiesta non è mai stata formalizzata. Il lavoro fatto sin qui all’interno del palazzo sarebbe infatti stato altro, almeno per quanto riferiscono fonti qualificate del Dipartimento. Vale a dire, una sostituzione degli uomini chiave nella catena di comando che annoda il vertice del Dipartimento al suo braccio amministrativo. Al vertice del Logistico è stato infatti nominato un prefetto scelto direttamente dal ministro Cancellieri e di sua piena fiducia (Franceschelli) che è andato a sostituire il prefetto (Aiello) che Izzo aveva voluto quale successore di Maddalena. Mentre un secondo prefetto (Pantedosi) ha sostituito chi nello staff di Antonio Manganelli si occupava della parte amministrativa (Basilone). Insomma, una sorta di cintura sanitaria che tuttavia non è ben chiaro se e in che tempi sarà  in grado di consegnare al ministro Cancellieri (e attraverso di lei alla Procura di Roma) quella “due diligence” interna in grado di stabilire fin dove il Corvo o i Corvi abbiano raccontato la verità . E dove comincino e finiscano, dunque, le asserite responsabilità  di Izzo. L’uomo oggi nella polvere.


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