Un cecchino per «nonno Hasan» Vendeva armi ai curdi del Pkk

by Sergio Segio | 17 Gennaio 2013 9:18

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E un proiettile ha raggiunto anche una donna che era al suo fianco, finita nella linea di tiro dell’attentatore. Un professionista. Ha usato un mitra «As Val» dotato di silenziatore.
L’eliminazione del padrino, 75 anni, fa notizia due volte. Intanto perché era celebre per essere riuscito ad evitare le trappole dei molti nemici. Quindi per i suoi legami «politici». Secondo alcune fonti Usoyan era tra i fornitori di armi del movimento curdo di Turchia, il Pkk di Ocalan. Se volevano Kalashnikov e lanciagranate potevano rivolgersi a lui, a patto di avere il contante o magari droga da dare in cambio. E lui rispondeva alle richieste. Per soldi, ovviamente, ma anche per qualche affinità  etnica. Nato a Tblisi, Georgia, apparteneva alla minoranza curda locale e dunque poteva «capire», anche se al fondo gli interessava fare solo affari. Sporchi. Se davvero la pista delle armi dovesse trovare conferme — per ora è una semplice ipotesi — si tratterebbe del secondo agguato nei confronti di persone legate alla crisi curda. Pochi giorni fa a Parigi sono state assassinate tre militanti del Pkk, tra cui la cofondatrice Sakine Cansiz. Omicidio brutale quanto misterioso forse pianificato per bloccare i negoziati di pace con la Turchia. L’eliminazione del mafioso è un altro segnale nelle manovre clandestine che accompagnano la trattativa? Presto per dirlo.
Quando muore una figura come Ded Hasan, comunque, tutto è possibile. Nella sua vita di svolte repentine ha pestato i piedi a molti. Regolava i conti ma ne aveva altri aperti. Di sicuro con le bande avversarie, i rivali nei traffici. Nel 2010 avevano provato a farlo fuori con un’altra raffica nel centro di Mosca appena era spuntato dalla sua vettura blindata. Tentativo andato a vuoto di poco. Lui era rimasto ferito allo stomaco. E in quell’occasione gli esperti di crimine avevano suggerito che l’attacco fosse legato alla disputa sugli appalti per i Giochi olimpici di Sochi 2014. In particolare con un altro personaggio «noir», il georgiano Tariel Oriani, capo di un gang nemica, che si è poi rifatto togliendo di mezzo un paio di luogotenenti.
Per molti il «nonno» è sempre appartenuto al vecchio mondo della criminalità  organizzata, dove si ci muove secondo i precetti del codice d’onore mafioso. Uno stile che ha permesso a Usoyan di trasformarsi, complice anche il crollo dell’Urss, da ladro di provincia a padrino influente. E dopo aver iniziato a trattare stupefacenti si è allargato alle armi, merce richiesta per uno che agisce e vive nel Caucaso. Mercato che non è lontano dal focolaio di guerra curdo, in particolare quello che oppone turchi e Pkk. È così — raccontano ancora — che Usoyan ha fatto molto denaro. Dai fucili, il boss è poi passato, con un altro salto, alle risorse minerarie. Interessi che lo hanno portato a scontrarsi con una «famiglia» armena nell’Europa dell’Est. Intrecci diventati l’oggetto di attenzioni anche da parte degli americani. Per alcuni la banda di Usoyan farebbe parte del fantomatico «Brothers’ Circle», il cerchio dei fratelli, un network che il Dipartimento del Tesoro Usa ha inserito nella sua lista nera. Ora potranno depennare il nome del «nonno» e dedicarsi ai suoi nipoti, vivi e letali.

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