Truppe e raid aerei in Mali La prima guerra di Hollande

by Sergio Segio | 12 Gennaio 2013 7:39

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PARIGI — «Una volta caduta Konna, la strada era aperta per la conquista di tutto il Paese», ha detto ieri il ministro della Difesa Jean-Yves Le Drian per spiegare l’improvviso intervento della Francia in Mali accanto a truppe senegalesi e nigeriane. Il villaggio di Konna si trova sulla linea che divide il Nord desertico, controllato dagli islamisti, dal Sud della capitale Bamako che ospita il governo e 6 mila cittadini francesi: Parigi ha preferito mandare i soldati prima che fosse troppo tardi.
È la prima guerra di Franà§ois Hollande, che poco dopo le 18 di ieri ha dato l’annuncio alla nazione: «Il Mali è sottoposto all’aggressione di terroristi venuti dal Nord di cui tutto il mondo conosce ormai la brutalità  e il fanatismo — ha detto il presidente —. A nome della Francia ho quindi risposto alla domanda di aiuto del presidente Dioncounda Traoré, e questo pomeriggio le forze armate francesi sono intervenute in aiuto all’esercito maliano». Poco dopo, il ministro degli Esteri Laurent Fabius in una conferenza stampa convocata in fretta al Quai d’Orsay ha precisato che oltre alle truppe di terra è entrata in azione anche l’aviazione francese, con un primo raid aereo contro le forze islamiste.
Dopo mesi di stallo, l’esercito regolare del Mali passa quindi alla controffensiva grazie all’appoggio militare decisivo della Francia e dei vicini Senegal e Nigeria. Il 20 dicembre scorso l’ex premier italiano Romano Prodi, in qualità  di rappresentante speciale dell’Onu per il Sahel, aveva dichiarato che la forza militare africana auspicata dalle Nazioni Unite non sarebbe stata pronta prima del settembre 2013: un lasso di tempo troppo ampio, considerato che i tuareg di Ansar Eddine, i jihadisti di Aqmi (Al Qaeda nel Maghreb islamico) e di Mujao (Movimento per l’unicità  della jihad in Africa occidentale) si sono riorganizzati puntando a Sud, verso la capitale.
Nonostante molte passate dichiarazioni a favore di un intervento solo africano, di fronte alla prospettiva di lasciare cadere tutto il Paese in mano agli islamisti — che tengono prigionieri otto ostaggi francesi nel Sahel — Hollande è passato all’azione con il sostegno di tutti gli esponenti politici francesi, da Franà§ois Fillon e Jean-Franà§ois Copé (destra) a Marine Le Pen (Front National), tranne il leader del Front de gauche Jean-Luc Mélenchon («intervento discutibile a tutela di interessi non prioritari per la Francia»). Usa, Gran Bretagna e Germania hanno subito espresso il loro appoggio politico, con il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle che ha tenuto a smentire le testimonianze giunte dal Mali che parlavano di soldati e aerei di Berlino a fianco dei francesi.
Hollande si pone come il difensore degli interessi dell’Occidente nell’ex colonia francese (indipendente dal 1960) che da oltre nove mesi ha abbandonato la sovranità  su buona parte del territorio, destinato a diventare un santuario di Al Qaeda alle porte dell’Europa. Nei capoluoghi delle tre regioni settentrionali, Kidal, Gao e Timbuctu, è in vigore la sharia e chi trasgredisce è sottoposto a lapidazioni e amputazioni.
I soldati e gli aerei francesi intervengono in un momento decisivo dal punto di vista militare, ma anche politico: nei giorni scorsi la capitale Bamako è stata scossa da violente e disordinate manifestazioni contro il presidente Dioncounda Traoré, riconosciuto dalla comunità  internazionale. Chi le ha fomentate? Molti sospetti cadono sul capitano Amadou Haya Sanogo, all’origine del colpo di Stato militare che il 22 marzo 2012 depose il precedente presidente Touré accusato di non avere saputo fermare l’avanzata degli islamisti. I militari di Sanogo lasciarono presto il potere a Dioncounda Traoré, ma da settimane hanno ripreso a contestare il governo dei civili.
Mercoledì prossimo Hollande riceverà  il presidente Traoré all’Eliseo: la Francia è impegnata a salvare il suo uomo dai ribelli del Nord, e anche dai capi militari del Sud.

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