Telecom, non cambiano le offerte per La7
MILANO — Il quarto trimestre del 2012 è stato meno brillante del previsto e ora Telecom Italia si appresta a mettere in fila i numeri per preparare il piano industriale da presentare al mercato il 7 febbraio insieme ai risultati dell’anno che si è appena concluso. Le televisioni di Ti Media, ad esempio, avrebbero raccolto circa 175 milioni di pubblicità , una quarantina in meno di quanto la stimato la scorsa estate quando è partito il processo per vendere tutto o parte delle attività . La cessione di Ti Media resta inoltre in alto mare dal momento che Clessidra e Cairo non sarebbero disposte a migliorare le loro offerte, proposte che lo scorso mese erano state congelate perché ritenute troppo basse. Telecom aveva infatti stimato di ricavare mezzo miliardo dalla vendita della controllata, ma alla luce di un contesto critico per tutto il comparto televisivo, sembra difficile anche solo incassare una cifra capace di ripianare i debiti accumulati da Ti Media.
Ma anche i risultati di Tim sarebbero ancora in calo e quindi alla luce delle nuove evoluzioni e con una visione prudente sul 2013 il gruppo presieduto da Franco Bernabè dovrà riformulare le sue previsioni. Lo scorso novembre insieme ai risultati dei primi nove mesi, i vertici di Telecom avevano invece ribadito tutti gli obiettivi previsti per il 2012, annunciando un nuovo e massiccio taglio dei costi per prepararsi a un 2013 in salita. Ma da allora alcune cose sono cambiate: la mancata vendita di Ti Media impedirà al gruppo di centrare l’obiettivo sul debito, che adesso è atteso a 28 miliardi (contro i 27,5 annunciati dal piano). E così diventa più difficile anche raggiungere quota 25 miliardi di passività entro fine anno, a meno che Telecom non riesca a portare a termine alcune operazioni straordinarie come la cessione di una parte dell’infrastruttura di rete.
L’attuale contesto economico in cui si trova l’Italia, e i Paesi del sud Europa in generale, potrebbero inoltre costringere il gruppo guidato da Marco Patuano a fare nuove svalutazioni degli avviamenti. A questo proposito nel 2011 Telecom aveva già operato una maxi pulizia di bilancio, ma da allora tutti i principali operatori di telefonia tra cui Deutsche Telekom e la stessa Vodafone, hanno continuato a portare avanti massicce operazioni di questo tipo. Gli esperti stimano infatti che Telecom abbia bisogno di una nuova svalutazione nell’ordine di 2-3 miliardi, un’operazione che avrebbe solo un effetto contabile, ma che eroderebbe nuovamente le riserve del gruppo ridotte a circa 9 miliardi e a cui Telecom dovrebbe nuovamente attingere per pagare il dividendo. E negli ultimi giorni alcuni investitori iniziavano a dubitare anche sull’entità della cedola di Telecom, perché le agenzie di rating potrebbero fare nuove pressioni sulla società . A questo proposito Bernabè ha più volte ribadito che il dividendo di 4,3 centesimi per le ordinarie pagato lo scorso maggio era garantito anche per il 2012, ma è anche vero che il manager era ugualmente fiducioso di chiudere con successo la vendita del gruppo televisivo, operazione che invece non si è ancora realizzata. E così il debito, le svalutazioni, il dividendo, la situazione di Ti Media, la cessione di una parte della rete alla Cdp sono tutte le variabili di cui il consiglio di Telecom del 7 febbraio dovrà tenere conto, quando insieme ai risultati 2012 dovrà approvare anche i nuovi target del piano industriale del gruppo.
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