SOTTO IL MONTE LA BANCA CREPA

by Sergio Segio | 24 Gennaio 2013 9:42

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La nomina di Lew non appare certo una buona premessa alla possibilità  di risolvere presto i tanti problemi aperti nel sistema finanziario internazionale.
In Italia invece abbiamo, nel nostro piccolo, il caso dell’avvocato Giuseppe Mussari, lui stesso un banchiere. Le vicende del Monte dei Paschi di Siena e di Mussari, di nuovo alla ribalta in questi giorni, dopo aver riempito le cronache finanziarie dei giornali l’anno scorso, indicano intanto che la serie degli scandali che riguardano il sistema bancario internazionale continua imperterrita ormai da molti mesi e non accenna a calmarsi.
Tra gli ultimi episodi di questa saga ricordiamo soltanto, per le sue dimensioni, quello della Citigroup e di alcune altre banche operanti negli Stati uniti, istituti condannati, qualche settimana fa, a pagare un’ammenda di ben 20 miliardi di dollari per aver manipolato i conti a danno dei loro clienti per una serie di operazioni relative ai mutui sub-prime.
Qualcuno è arrivato a pensare, a proposito di questi scandali a catena, che ormai il sistema finanziario di molti paesi è soprattutto una gigantesca catena di Santantonio, una immensa trappola truffaldina, un Ponzi scheme che va avanti con la sostanziale complicità  dei politici e degli organismi di sorveglianza dei vari paesi.
Osserviamo intanto che, nel nostro caso, Mussari, che ha trascorso in posizione di comando più di dieci anni a Siena, aveva già  contribuito a compromettere il bilancio e la stessa sopravvivenza della banca con una spericolata operazione di acquisizione della Antonveneta, acquisizione pagata molto di più del suo valore reale. Con il sospetto che dietro le quinte possa spuntare anche qualche episodio di corruzione. E sottolineiamo, particolare non secondario, che il valore delle azioni della banca si è ridotto, negli ultimi cinque anni, di circa il 90%.
Naturalmente sta arrivando il salvataggio dell’istituto con i soldi dello stato, in questo caso sotto forma di Tremonti bond e di Monti bond per svariati miliardi di euro, 3,9 per la precisione, salvo accertamenti ulteriori.
C’è da riflettere, per altro verso, se non sia ormai il caso, come su un altro piano anche per quanto riguarda le vicende dell’Ilva, di arrivare al più presto alla presa in carica diretta da parte del settore pubblico di due realtà  che non riusciranno ad andare ormai avanti senza i soldi dello stato, come nel caso della società  siderurgica apparirà  sempre più chiaro nei prossimi mesi. Siamo da tempo convinti che sia ormai tempo, in effetti, di ripensare ad una nuova stagione dell’intervento pubblico in economia, intervento che non può peraltro consistere nell’accettare le perverse strategie in questo momento portate avanti in proposito dal gruppo dirigente della Cassa Depositi e Prestiti.
Scoperti i problemi finanziari della banca, Mussari si è dovuto dimettere e naturalmente, così vanno le cose da noi, è stato nominato presidente dell’Associazione Bancaria Italiana. Ma se uno legge il bel libro intervista, uscito pochi mesi fa, che Mucchetti ha tratto da una serie di colloqui con l’ex banchiere Geronzi, non si meraviglia più di nulla, almeno sul terreno finanziario.
Da rilevare inoltre che, dopo aver fatto carriera al Monte anche come esponente di quel partito che oggi è il Pd, arrivato all’Abi con l’entusiastico sostegno di Profumo, ha scoperto che anche tale ente aveva problemi di bilancio. L’avvocato ha così portato avanti una ristrutturazione selvaggia del personale, mandando a casa tanti giovani e lasciando al loro posto ovviamente tutte le vecchie cariatidi. Ma i conti ora sembrano salvi, sino almeno alla prossima ristrutturazione. Peccato che la macchina giri ora peggio di prima.
Adesso si scopre che, a suo tempo, egli avrebbe nascosto i conti veri del Monte, attraverso tre operazione spericolate sui derivati con le solite e ben note banche d’investimento internazionali, operazioni che hanno permesso di rimandare ai bilanci futuri delle partite di pertinenza di quelli passati. Naturalmente nessuno ne sapeva ufficialmente nulla. Non solo, ma questi contratti sui derivati sono finiti male, come in tanti altri casi venuti alla luce negli anni scorsi, naturalmente con costi salati, qualche centinaio di milioni di euro di ulteriori perdite all’istituto -gli accertamenti precisi sono ancora in corso-, soldi che finiremo per pagare noi. Mussari si proclama innocente e dichiara di essersi dimesso soltanto per non coinvolgere l’Abi nella vicenda.
Peraltro, l’emergere di questo episodio fa sorgere un atroce sospetto. Le operazioni sui derivati producono i loro effetti sull’arco anche di molti anni e chissà  che non solo il Monte dei Paschi, ma anche altre, numerose realtà  finanziarie non abbiano nascosto le perdite sotto il tappeto e non riescano a tenerle coperte ancora per qualche tempo. Aspettiamo a piè fermo gli eventi, temendo ahimè che saranno ancora una volta i cittadini a dover pagare per questi scempi, magari scoprendo poi che qualcuno dei responsabili sarà  nominato alla testa di qualche altro importante organismo nazionale, forse con il compito di risanarlo.

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