Siria, nuovi orrori Decine di corpi lungo il fiume

by Sergio Segio | 30 Gennaio 2013 8:05

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Un viadotto di periferia, di quelli che incanalano gli scoli fuori da Aleppo, la città  che da metà  luglio è contesa tra ribelli e fedeli a Bashar Assad. Il massacro è stato denunciato dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, gruppo che sta a Londra e legato all’opposizione. Gli attivisti accusano il regime, sostengono che gli uomini siano stati ammazzati perché sunniti: «Questa è un’altra strage commessa in Siria, mentre il mondo continua a guardare in silenzio». Negli scontri le truppe regolari sono affiancate dai miliziani alauiti, la minoranza che ha controllato il Paese attraverso il clan degli Assad fino alla rivolta cominciata ventidue mesi fa.
Non sono stati trovati documenti per identificare gli uccisi e le fonti ufficiali di Damasco ribaltano la versione per incolpare le «bande di terroristi»: «L’opposizione ha deciso di far ritrovare questi morti adesso per coprire i propri crimini — commenta una funzionario all’agenzia France Presse —. Prima sono stati rapiti perché accusati di sostenere il presidente Assad, le famiglie hanno cercato di negoziare la loro liberazione. Senza riuscirci».
I video diffusi su YouTube mostrano i corpi allineati sul cemento ancora coperto di muschio verde e umidità . Alcuni sarebbero stati gettati in acqua con le mani legate e sarebbero morti annegati. I parenti arrivano sui minibus per cercare di riconoscere un figlio o un fratello scomparso. I cadaveri vengono portati in una scuola vicina e ricoperti con dei teli blu, solo il volto resta fuori per l’identificazione. «I soldati del regime li hanno buttati nel fiume perché la corrente li trasportasse nelle nostre aree e la gente pensasse che siamo noi i colpevoli», dice un combattente.
La zona è quella di Bustan al-Qasr, a sud del centro. I ribelli, dopo l’offensiva del 19 luglio, controllano le aree a est e verso sud, mentre le truppe del regime sono trincerate a nord-ovest. I sobborghi a sud-ovest sono diventati la prima linea e pochi abitanti di Aleppo si avventurano tra posti di blocco e cecchini.

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