by Sergio Segio | 8 Gennaio 2013 15:24
MILANO – E’ record assoluto di disoccupazione per i giovani (compresi nella fascia tra 15 e 24 anni), ma secondo il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, non è un fallimento del dimissionario governo Monti, quanto il risultato di “errori di lungo periodo”. Secondo i dati comunicati dall’Istat, provvisori e destagionalizzati, il tasso di disoccupazione giovanile a novembre scorso è stato pari al 37,1%. Si tratta del livello più alto mai toccato, ai massimi sia dalle serie mensili, ovvero dal gennaio 2004, sia da quelle trimestrali, cominciate nel quarto trimestre ’92. Il dato, che esprime l’incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca di lavoro, è in aumento di 0,7 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 5 punti nel confronto tendenziale (rispetto al novembre 2011). Peggio dell’Italia, all’interno dei Paesi del Vecchio continente, fanno soltanto la Grecia (57,6%, dati di settembre 2012), la Spagna (56,5%) ed il Portogallo (38,7%). Quanto alle persone in cerca di lavoro nella fascia d’età tra 15 e 24 anni, in Italia, sono 641 mila e rappresentano il 10,6% dei giovani.
Questo insieme di dati ha fatto concludere all’Ue, nell’ambito del Rapporto 2012 su occupazione e sviuluppi sociali, che in Italia, con il peggiorare della crisi, c’è un “rischio elevato” di cadere in una “enorme trappola della povertà “: una volta che una persona entra in difficoltà , è molto difficile che riesca ad uscirne. La protratta crisi economica che ha colpito l’Europa ha “drammaticamente aumentato i rischi di esclusione sociale di lungo periodo”, e questi, si legge nel rapporto, “variano enormemente” tra i diversi stati membri. L’Italia, insieme a Grecia, Spagna, Malta e i paesi Baltici, fa parte del gruppo di paesi in cui “c’è un alto rischio di entrare nella povertà e basse possibilità di uscirne, con la creazione di una massiccia trappola della povertà “. E, avverte Bruxelles, “la situazione sta peggiorando dato che le prospettive attuali sono cupe” per questo gruppo di Paesi. Secondo gli esperti in sede comunitaria le tasse sulla proprietà (Imu) “non hanno impatto sulla disuguaglianza sociale”, quanto piuttosto possono “aumentare leggermente la povertà in Italia”. Alcuni aspetti potrebbero comunque “essere migliorati per rafforzarne la progressività “.
Complessivamente a novembre il tasso di disoccupazione in Italia resta comunque stabile, su livelli alti. Secondo i dati provvisori forniti dall’Istituto di Statistica, il tasso di disoccupazione si è attestato all’11,1%, stesso valore registrato ad ottobre, e in aumento di 1,8 punti percentuali nei dodici mesi. Come ad ottobre, si tratta del livello più alto registrato dal 2004, anno d’inizio delle serie storiche mensili. Se si considerano i dati trimestrali è il dato più alto dal primo trimestre del 1999. Il numero di disoccupati resta vicino a 2,9 milioni (2 milioni e 870 mila), in lieve calo (2 mila unità ) rispetto a ottobre. A livello di genere, il tasso di disoccupazione maschile (10,6%), cresce di 0,1 punti rispetto a ottobre e di 2,2 punti nei dodici mesi; cala invece di 0,2 punti rispetto a ottobre quello femminile, che comunque resta più alto (12%) e nei dodici mesi aumenta di 1,2 punti. Anche per gli uomini, oltre che per i giovani, si registra un record storico: il tasso d’occupazione maschile a novembre è sceso al 66,3%, livello più basso dal 1992. Nel conto degli ultimi cinque anni (tra il novembre 2007 e lo stesso mese del 2012) gli uomini al lavoro sono diminuiti di 746.000 unità , passando da circa 14,1 milioni di occupati a 13,38 milioni.
Su base annua la disoccupazione complessiva cresce del 21,4%, ovvero di 507 mila unità . Gli occupati registrati a novembre sono invece 22,873 milioni, in diminuzione dello 0,2% sia rispetto a ottobre (-42 mila) che su base annua (-37 mila). Il tasso di occupazione, pari al 56,8%, è in diminuzione di 0,1 punti nel confronto congiunturale e invariato rispetto a dodici mesi prima.
Quanto infine agli inattivi, quelli che non fanno parte della forza lavoro e che quindi né hanno svolto recentemente un’attività né hanno “effettuato almeno un’azione attiva alla ricerca di lavoro”, il numero compreso in questa categoria (tra i 15 e i 64 anni) aumenta dello 0,3% rispetto al mese precedente (+39 mila unità ). Il tasso di inattività si attesta al 36,1%, in crescita di 0,1 punti percentuali rispetto all’ottobre scorso e in diminuzione di 1,2 punti su base annua.
Commentando a caldo i risultati diffusi dall’Istat, il ministro del Welfare e del Lavoro Elsa Fornero, intervistata da Radio Capital, ha detto che l’aumento della disoccupazione e le previsioni negative per il 2013 non sono un fallimento del governo Monti. “Ci sono forze e tendenze di lungo periodo e noi paghiamo errori di lungo periodo – ha spiegato -. C’è molto nella riforma del lavoro che tende a contrastare la precarietà , soprattutto per giovani e donne, ma si deve dire che il lavoro non si fa a comando ma ricostituendo l’economia e migliorando la formazione”. Fornero ha sottolineato che al centro della riforma “c’è l’apprendistato” e che nei due mesi che restano lavorerà “ogni giorno per una aggiunta di costruzione al nuovo apprendistato”. Di diverso avviso il suo predecessore Pdl, Maurizio Sacconi, che ha attaccato: “La rilevazione riflette la depressione in atto nell’economia e nella società , aggravata dagli effetti negativi della recente riforma Fornero. Sarà necessario quanto prima riprendere il percorso disegnato da marco biagi verso un semplice statuto dei lavori che favorisca la propensione ad assumere”.
Anche a livello di Eurozona si è registrato un nuovo record assoluto. Secondo le stime diffuse da Eurostat, a novembre si è registrato il livello di 11,8% (11,7 in ottobre). In un mese si sono contati 113 mila disoccupati in più. Nell’Unione a 27 Paesi membri ci sono 26 milioni di persone in cerca di lavoro; all’interno degli Stati che adottano la moneta unica sono 18,8 milioni. Il problema della disoccupazione giovanile travalica i confini italiani: nell’Eurozona ha raggiunto il 24,4% (24,2% ad ottobre), pari a 3,788 milioni di persone. Per l’Ue a 27 Paesi il tasso cala al 23,7%. Secondo il commissario Ue agli Affari Sociali, Lazslo Andor, “E’ improbabile che l’Europa vedrà molti miglioramenti socioeconomici nel 2013 a meno che non faccia maggiori progressi anche nella risoluzione credibile della crisi, trovi risorse per gli investimenti necessari e faccia funzionare l’economia reale”.
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