Salviamo l’università . Assemblea venerdì alla Sapienza

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Appare chiaro che dall’emarginazione della formazione e della ricerca pubblica passa una nuova forma di organizzazione sociale, un modello di società  classista che consentirà  a solo a pochi di iscriversi all’università  e di sperare in un accesso ad un sapere qualificato e in un miglioramento della propria posizione sociale.
Alla grande massa dei cittadini sarà  concessa una forma di alfabetizzazione subalterna, priva di coscienza critica, uniformata agli standard dell’individuo consumatore e competitivo con cui il neoliberismo viene formando cittadini docili entro un meccanismo sociale sempre più uniforme e totalitario.
I riformatori neoliberisti, esaltatori della libertà  individuale, la individuano solo nella disponibilità  degli imprenditori di usare “liberamente” la forza-lavoro. Negli altri ambiti della società  essi cercano di pianificare tutte le istituzioni ai fini della piena funzionalità  al mercato e perciò le gravano con un flusso soffocante di disposizioni normative e con un asservimento della ricerca ai valori di mercato.
Quale significato assume oggi un’assemblea nazionale di docenti universitari, di insegnanti e di studenti dopo almeno tre anni di mobilitazioni, lotte, discussioni che hanno attraversato l’intero paese e che tuttavia non hanno trovato alcuna risposta? Anzi, hanno dovuto incassare colpi sempre più gravi alle strutture portanti della formazione e della ricerca?
La mobilitazione di questi anni ha prodotto un sapere articolato, una serie di proposte (dalla Carta di Roma al documento intersindacale del 15/9/13) per un’ “agenda” dal basso e condivisa su un nuovo modello di università  in opposizione alle politiche neo-liberiste cui vogliamo contribuire con la riunione del 25/1.
Per la prima volta, nell’università , dall’interno dei suoi spazi (e non dalle segreterie dei partiti o dell’ufficio studi di Confindustria e dalle burocrazie della Ue) è emersa un’idea nuova di ciò che necessita ai nostri atenei per svolgere la loro funzione in un paese moderno.
Tale presa di coscienza ha oggi davanti a sé una occasione importante. Si è fatta strada tra vasti strati di insegnanti e di docenti la consapevolezza della partita strategica che si gioca intorno alla scuola e all’università . Fra qualche mese avremo un parlamento che speriamo profondamente rinnovato. E un governo che ci auguriamo faccia della scuola e dell’università  un asse imprescindibile del suo programma.
E’ tempo per l’università  pubblica di rivendicare un finanziamento adeguato al proprio rilancio scientifico e didattico. E’ tempo di arrestare il deflusso delle risorse dal pubblico al privato, tanto per la scuola che per l’università . E’ tempo di ribadire la centralità  della formazione e della ricerca come fulcro di un reale programma di cambiamento del paese.
(*** Piero Bevilacqua, Alberto Lucarelli, Ugo M. Olivieri)


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