Ruby, il processo va avanti La sentenza slitta a dopo il voto

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MILANO — Alla fine il Tribunale sceglie la via salomonica: non sospende il processo Ruby per l’intera campagna elettorale, come aveva chiesto la difesa di Silvio Berlusconi, ma allo stesso tempo di fatto lo mette in pausa nelle ultime due settimane precedenti alle elezioni collocando inevitabilmente la sentenza a dopo il voto evitando che si ripercuota sulle urne.
«O facciamo campagna elettorale o ci occupiamo dei processi», esordisce l’avvocato-parlamentare di Berlusconi Niccolò Ghedini. Nella scorsa udienza i giudici avevano detto no a una sospensione per motivi di opportunità  in campagna elettorale e qualche giorno dopo il presidente della stessa sezione in un altro processo (sempre Berlusconi imputato) aveva detto sì. Ora il legale torna a chiedere 30 giorni di stop «amareggiato» che «il Tribunale non senta l’esigenza di consentire ai parlamentari uscenti di contribuire alla campagna elettorale», che poi sono lo stesso Ghedini, candidato con il collega Piero Longo in Veneto per il Pdl, e l’imputato Berlusconi. «Questi processi quando ci sono le elezioni vanno fuori dall’aula — aggiunge il legale — abbiamo sempre avuto in passato il legittimo impedimento in campagna elettorale», anche perché «c’è una storia che dice che poi possono essere ribaltati». La difesa è pronta a salire sulle barricate e annuncia che valuterà  con Berlusconi se continuare a partecipare al processo oppure «se rimettere il mandato» per dedicarsi all’attività  politica. Il che vorrebbe dire revocare i sostituti processuali e costringere il tribunale a nominare un difensore d’ufficio sospendendo inevitabilmente le udienze per consentire al nuovo legale di studiare le carte.
Non è solo la sentenza a preoccupare i difensori, anche la requisitoria con le richieste dei pm (ieri in aula Ilda Boccassini e Antonio Sangermano) va evitata perché consente «alla Procura di intervenire nella campagna elettorale», conclude Ghedini invitando per questo i giudici al «buon senso». Ancor prima di entrare in camera di consiglio, il collegio della quarta sezione penale pare per qualche verso sensibile a questi argomenti, ma da un’altra prospettiva. Nessuna sospensione né legittimo impedimento, però il presidente Giulia Turri spiega che la prossima udienza del 28 gennaio sarà  destinata a sentire Zahra Yazini, madre di Karima «Ruby» El Mahroug, l’unico testimone ammesso dei sei chiesti dalla difesa, tra i quali l’attore George Clooney e il calciatore Cristiano Ronaldo. Aggiunge che nell’udienza successiva del 4 febbraio (già  in calendario) si valuterà  se ammettere altri testimoni alla luce di quello è emerso dal processo. Se ce ne saranno, verranno sentiti l’11 febbraio, altrimenti quella udienza sarà  destinata ai pm e alle loro richieste. Turri, però, chiede alla Procura se quel giorno bisogna proprio fare il processo dato che «è verosimile che le parti abbiamo bisogno di un momento di riflessione» prima di fare le loro richieste. «Sembra che la palla sia alla procura» sulla quale «grava un peso che non le compete», risponde Ilda Boccassini. «Questo è un processo semplice con un unico imputato e un’istruttoria che è stata esaustiva» aggiunge il pm, già  pronta con il collega alla requisitoria, rispedendo al giudice la patata bollente: «Se lei chiede ai pm se vogliono un momento di riflessione, la risposta è no». Processi con detenuti impediscono di fare udienza il 18 febbraio, nel pieno della campagna elettorale, e il 25, giorno di votazioni. Ci si rivede in aula il 4 marzo a urne chiuse e con la probabile richiesta dell’accusa di condannare Berlusconi per prostituzione minorile e concussione.
Giuseppe Guastella


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