by Sergio Segio | 10 Gennaio 2013 7:11
Ma non solo nella nostra busta della spesa metterà il «naso» il nuovo Redditometro. Tra le voci rilevanti per individuare quale sia il nostro eventuale reddito reale rispetto a quello dichiarato, ci sono anche gli investimenti. Per questi si intende immobili (case e terreni), beni mobili (auto, caravan, moto, barche e aerei), polizze assicurative; contributi previdenziali volontari, azioni, obbligazioni, conferimenti, finanziamenti, capitalizzazioni, quote di partecipazione, fondi d’investimento, derivati, certificati di deposito, pronti contro termine, buoni postali fruttiferi, conti di deposito vincolati, altri titoli di credito, altri prodotti finanziari, valuta estera, oro, numismatica, filatelia, oggetti d’arte o antiquariato, manutenzione straordinaria delle unità abitative, donazioni ed erogazioni liberali.
Campanello d’allarme
Sono le incongruenze a far scattare il campanello d’allarme. Ad esempio un auto di grossa cilindrata acquistata da un contribuente con un reddito medio-basso. Oppure l’investimento su un immobile effettuato in determinato anno senza che questo abbia comportato uno smobilizzo di qualche altro investimento. Attenzione però, non è il singolo sforamento a determinare la convocazione, ma l’applicazione del Redditometro.
Per cui l’acquisto apparentemente inspiegabile è solo una spia che induce gli ispettori a applicare al contribuente lo strumento del Redditometro per verificare la sua congruità . Solo nel caso in cui il monte di spese e investimenti complessivo relativo al contribuente risulti incongruente per più del 20% rispetto al reddito dichiarato, allora partirà la richiesta di chiarimenti, che potrà essere scritta o in contraddittorio.
Le giustificazioni Paradossalmente potrebbe risultare più facile dimostrare come si è acquistata una macchina o una casa che spiegare perché la propria spesa per gli alimenti o l’abbigliamento è inferiore alla media Istat (qui di fianco le tabelle delle medie di spesa mensile per le coppie senza figli). Il contribuente può dimostrare, ad esempio, di aver sostenuto certe spese con risparmi conseguiti negli anni precedenti o con redditi esenti (indennità di invalidità , borse di studio) oppure già tassati mediante ritenuta alla fonte (interessi su Titoli di Stato o conti correnti).
Non è necessario che il disinvestimento sia avvenuto nello stesso periodo dell’investimento: il Fisco accetta che un investimento fatto quest’anno sia stato realizzato con disinvestimenti effettuati fino a quattro anni prima. Per somme precedenti invece, in caso di spese importanti, bisognerà dimostrare che si tratta di risparmi di lunga data, magari legati a un conto corrente, a azioni, obbligazioni o qualsiasi altra forma di investimento.
Gli affitti di immobili
E a proposito di immobili, per gli affitti l’Agenzia delle Entrate si baserà sui dati certi rilevati tramite l’Anagrafe tributaria. Ma scatterà la presunzione se il fitto è figurativo, in questo caso il Fisco terrà conto dei valori determinati dalle quotazioni dell’Omi (Osservatorio immobiliare dell’Agenzia del territorio) che fissa un indice minimo/massimo per la locazione, in euro al metro quadro. Ebbene il Fisco prenderà d’ufficio il valore massimo.
Un esempio. Nel Comune di Milano, in zona centro, per un immobile civile normale la banca dati indica un valore di locazione massimo di 14,8 euro al metro quadro. Dunque, per chi affitta un appartamento di 75 metri quadri l’affitto figurativo addebitato sarà di 1.110 euro al mese, senza considerare se si tratta di un appartamento al primo piano o di un attico, di un palazzo senza ascensore o con il servizio di portineria.
Antonella Baccaro
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