Quel patto scritto nella guardiola di Arcore
Il notaio di tali patti è sempre stato lui: Roberto Calderoli. Uomo macchina del partito, architetto (non sempre fortunato) di leggi elettorali e riforme istituzionali, uomo degli accordi e anche della loro messa in bella copia, l’altra sera, ad Arcore, teneva un comportamento strano. Lasciava il salone dove era in corsa la madre di tutte le trattative, quella per la riedizione del vecchio accordo Lega-Pdl e si dirigeva verso la guardiola del sontuoso villone berlusconiano. Dopo qualche minuto ne usciva, per riunirsi agli altri commensali della fatidica serata. Non troppo a lungo. Dopo qualche tempo, eccolo abbandonarli ancora e tornare di gran passo sempre lì: in guardiola.
L’interessato rifiuta di commentare e anche soltanto di confermare o smentire. Per trovare spiegazioni, meglio rivolgersi a qualche esponente del Pdl: «Il fatto è che ad Arcore non c’erano più computer disponibili di cui Berlusconi conoscesse la password: i dipendenti, nel cuore della notte, erano tutti a casa loro. Gli unici ancora al lavoro, quelli appunto della guardiola. E allora è al loro computer che Calderoli andava per mettere punto il testo a mano a mano che veniva rielaborato».
Fatto sta che l’articolo più controverso di questo patto che forse nel dettaglio non conosceremo mai è anche quello su cui meno c’è chiarezza. È il punto in cui si parla della candidatura di Silvio Berlusconi. Tutti i media leghisti ieri rilanciavano un solo messaggio: «Il Cavaliere si è impegnato per iscritto a non correre come presidente del Consiglio». E se l’interessato parlava di un suo possibile ruolo come ministro dell’Economia, Roberto Maroni neppure ha voluto avvalorare questa ipotesi: «Non intendo partecipare al totoministri».
Perché la verità potrebbe essere diversa. I leghisti non pensano affatto che la rinata coalizione possa vincere le politiche. E dunque, avrebbero acconsentito a una versione meno perentoria della clausola sulla candidatura. Qualcosa che suona semplicemente come «Il candidato premier sarà deciso con l’accordo dei sottoscrittori del presente patto». Inutile irrigidirsi troppo.
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