Per fare chiarezza: ecco cos’è la produttività , e quali sono le forze

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Parliamo quindi del rapporto omogeneo fra produzione e input di lavoro (…) Le variazioni nel tempo sono legate al confronto fra la dinamica del numeratore (la produzione) e il denominatore (l’input di lavoro) (…).
È utile qui far riferimento all’analisi della produttività  sviluppata da Paolo Sylos Labini, che si rifà  a Smith, Ricardo e Marx (…). Marx sottolinea come ciò che più ha portato i cambiamenti tecnologici siano state le lotte operaie salariali e normative, ad esempio la normativa contro il lavoro minorile all’interno delle miniere, avversata e considerata come una tragedia dalle società  minerarie, che ha portato all’uso della trazione a vapore. Questo processo è connaturato al funzionamento del sistema capitalistico, anzi ne rappresenta la forza (…). Sono le diverse condizioni dei conflitti tra capitale e lavoro che spingono le imprese a innovare, pena la scarsa crescita o la stessa sopravvivenza (…).
L’apertura dei mercati e la liberalizzazione del movimento di capitali negli ultimi tempi ha introdotto, da una parte uno stimolo a innovare costituito dalla concorrenza internazionale, dall’altra l’opzione della delocalizzazione in aree o paesi nei quali sia possibile mantenere basso il costo di produzione senza innovare. (…).
Alla luce di queste considerazioni penso che la discussione corrente sul tema del calo di produttività  in Italia sia teoricamente limitata e debba essere modificata completamente, anche riprendendo gli studi di Sylos Labini.
In conclusione, mi sembra che gli aspetti più rilevanti di questa impostazione siano:
1. La crescita della produttività  è un effetto della crescita, difficilmente e soltanto in misura molto minore, attraverso l’aumento di competitività  estera, ne può essere la causa. Ne consegue che uno stimolo della domanda, anche attraverso politiche di spesa pubblica, è una condizione necessaria per una crescita della produttività .
2. I conflitti di fabbrica, salariali e normativi, spingono e costringono nel lungo periodo a introdurre mutamenti nell’organizzazione del lavoro e nella tecnologia che aumentano la produttività .
3. Le interpretazioni che vedono nell’aumento dell’intensità  del lavoro, delle ore lavorate e di normative meno garantiste la possibilità  di aumento della produttività  sono quantomeno limitate se non drasticamente sbagliate.
4. Una interpretazione attendibile vede una delle cause della scarsa dinamica della produttività  in Italia, nella moderazione salariale e di conflittualità  sindacale degli ultimi decenni, cioè esattamente il contrario di quello che correntemente si legge.
5. L’ipotesi di eliminare la contrattazione centralizzata e legare la dinamica salariale ad accordi aziendali, legando tendenzialmente la dinamica salariale a quella della produttività  interna, avrebbe un effetto immediato di abbassamento del costo del lavoro nelle imprese meno efficienti, ma un effetto depressivo, di “impigrimento” delle aziende, nella spinta a innovare e quindi sui ritmi di aumento della produttività  attraverso innovazione e nuovi investimenti.
La versione completa di quest’articolo è sul sito www.sbilanciamoci.info


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