Pdl, sì dal 40% dei «vecchi» elettori Al Pd (68%) il record di fedeltà 

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Ma si tratta di scarti di entità  relativamente modesta, che non sembrano sin qui intaccare l’assetto complessivo che è andato progressivamente delineandosi dall’inizio di gennaio ad oggi. Che vede il sostanziale mantenimento del considerevole vantaggio acquisito dal centrosinistra, oggi attestato complessivamente attorno al 37%. In realtà , la distanza si è un pò attenuata negli ultimi tempi, anche a causa di un lieve arretramento del Pd. In questo momento, il partito di Bersani oscilla tra il 30 e il 31% (anche se alcuni istituti lo collocano sotto questa soglia e se i sondaggi — compreso quello qui presentato — sono stati effettuati prima della vicenda Monte dei Paschi di Siena, che potrebbe forse ledere ulteriormente il consenso per il Pd), avendo goduto in passato di un seguito giunto fino al 33%.
Un altro motivo per cui il divario del centrosinistra sul centrodestra si è eroso rispetto agli inizi del mese è il recupero messo in atto nelle prime settimane di gennaio da Berlusconi con le sue presenze televisive. Un trend che, tuttavia, sembra essersi arrestato già  dopo l’apparizione da Santoro, dato che negli ultimi tempi i consensi per il Pdl sono rimasti stabili. Oggi il partito del Cavaliere si colloca tra il 18 e il 19% (ma alcuni istituti lo stimano al 17%).
Nell’insieme, il centrodestra ottiene circa il 27% dei consensi, con una distanza di 9-10 punti dal centrosinistra (secondo alcuni istituti di sondaggio 7-8%), mentre la lista di Monti si attesta oggi attorno al 14-15%, senza registrare anch’essa particolari mutamenti in confronto a qualche settimana fa.
Ma da dove vengono questi voti? Quanti elettori che avevano optato per un partito nel 2008 confermano oggi la loro scelta? E da quali forze politiche provengono i consensi ottenuti sin qui da Monti?
Come era facile immaginare, il partito che riscontra una minore fedeltà  tra gli elettori è il Pdl. Per molti mesi, specie nella seconda metà  del 2012, esso ha visto infatti un forte decremento di consensi, che ha provocato anche la violenta crisi interna che ha attraversato il partito. Ancora oggi è una minoranza, seppure cospicua (40%), degli elettori per il Pdl nel 2008 a riconfermare la fiducia. Molti (21% dell’elettorato del 2008) sono tutt’ora rifugiati nell’indecisione e nell’astensione e quasi un decimo sceglie il Movimento 5 Stelle. E il supporto giunto al Pdl da ex elettori per altri partiti ha solo parzialmente attenuato questa forte erosione.
Anche l’altra componente del centrodestra, la Lega, vede un flusso di una parte consistente (21%) del suo elettorato di cinque anni fa verso l’astensione o l’indecisione (e poco più del 7% dirigersi verso il M5S), benché la maggioranza (56%) resti fedele. È da rilevare anche l’esistenza di un contenuto (6%), ma significativo, rivolo di voti dalla Lega a La Destra.
Assai più alto è invece il tasso di fedeltà  rilevato per il Pd (68%), che vede comunque anch’esso una più modesta deriva verso il M5S e l’astensione o indecisione, a fronte, anche in questo caso, di un afflusso da parte di ex elettori di altri partiti.
Nel loro insieme, questi flussi in uscita avvantaggiano, accanto alla pattuglia formata da chi è tutt’ora indeciso o tentato dall’astensione, i soggetti politici nuovi che affrontano queste consultazioni: il Movimento 5 Stelle e la Lista Monti. Entrambi attraggono consensi che una volta erano sia del centrodestra, sia del centrosinistra. In particolare, quasi metà  (40%) dei votanti attuali per il Professore proviene dal Pdl e il 18% dal Pd. Mentre al M5S giungono anche molti consensi da chi in passato si era astenuto: costoro formano oggi quasi un quarto dell’elettorato di Grillo.
L’esito finale delle consultazioni dipenderà  dunque dalle scelte degli indecisi, che spesso formano la loro scelta all’ultimo momento. Qui sono presenti elettori di tutti gli schieramenti, con una netta maggioranza, tuttavia, di ex votanti per il centrodestra. Che sono, con tutta evidenza, l’oggetto delle speranze di recupero del Cavaliere. Ma anche — lo si è visto negli ultimi giorni — uno degli obiettivi principali della campagna del presidente Monti.


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Si voterà  il 24 febbraio. La legge di Stabilità  verrà  approvata domani notte. Subito dopo saranno sciolte le Camere. E Mario Monti dirà  quale ruolo si vuole ritagliare in campagna elettorale. Insomma, entro la fine della settimana qualcosa dovrebbe diventare più chiaro: sebbene le alleanze rimangano una nebulosa, perché non si capisce se e come Pdl e Lega riusciranno a trovare un’intesa; e che forma prenderà  la federazione che si richiama alla politica economica del premier.

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