Pdl, in prima fila molti ex ministri
ROMA — L’accordo con la Lega è fatto. Ora bisogna fare le liste pdl. Ma l’ufficio di presidenza di ieri sera in via dell’Umiltà non è stato risolutivo. Anche perché Silvio Berlusconi non c’era. Ma apparendo in tv, in contemporanea al vertice, rendeva il compito della scrematura più spinoso. «Sui nomi siamo ancora in alto mare, abbiamo però fissato dei criteri», spiegavano all’uscita della riunione, dove è stato approvato un documento con le regole. Mentre il Cavaliere da Telelombardia annunciava: «Cambieremo praticamente tutto». Per le Regionali «nessuno dei vecchi consiglieri del Pdl in Lombardia sarà rimesso in lista, e la stessa cosa faremo nel Lazio», dichiarava, senza precisare il destino di Renata Polverini. A sbrogliare la matassa spettava a Denis Verdini, alle prese con problemi non da poco, come i malumori di alcuni parlamentari uscenti e dei dirigenti torinesi del partito alle indiscrezioni di una probabile candidatura come capolista in Piemonte di Daniela Santanchè. Che l’ultima parola spettasse al Cavaliere era nel conto. Ma che fosse in simultanea no. Mario Mauro? «È una scheggia impazzita». Emilio Fede? «Se me lo chiedesse non avrei alcun problema». I calciatori? Smentito l’arrivo in Parlamento di ex giocatori: Paolo Maldini o Rino Gattuso. Tra i paletti fissati il limite di tre legislature, o di 15 anni in Parlamento, e un tetto anagrafico (65 anni). Il «no» alla candidatura degli europarlamentari. Ma ci saranno deroghe per chi «ha contribuito alla reputazione del partito», chi ha un «significato particolare sul territorio» e chi è stato importante per l’«attività parlamentare». Torneranno molti ex ministri e volti noti del partito. La prima deroga sarà per Berlusconi, capolista in Senato, nelle regioni più calde. Il Cavaliere annuncia anche che saranno candidati solo i parlamentari che hanno «contribuito con un emolumento ai costi della nostra formazione politica»: quelli in pari con i circa mille euro mensili da versare al partito. In più Berlusconi anticipa il patto da sottoscrivere: «Impegnarsi a votare l’abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti», «il dimezzamento dei parlamentari e dell’emolumento» e non restare per più di due legislature. In Campania, al Senato, al secondo posto dopo Berlusconi, l’ex ministro della Giustizia, Francesco Nitto Palma seguito da Nicola Cosentino, e da Marco Milanese. Poi, un imprenditore vicino a Flavio Briatore. Mara Carfagna forse sarà capolista alla Camera in Campania. Simonetta Matone forse nel Lazio per la Camera. Resta l’incognita Marcello Dell’Utri. È prevista l’applicazione della legge sull’incandidabilità , che però non lo esclude. Ma di nomi si riparlerà . Ieri si è iniziato a discutere con Ignazio La Russa (Fratelli d’Italia) del programma comune delle liste collegate.
Related Articles
L’accusa di Napolitano ai partiti “Imperdonabile non fare le riforme ora un governo con tutte le forze”
Il capo dello Stato avverte: trarrò le conseguenze se sarete sordi
Uno schifo di sfiducia
Maltrattati fuori onda da Riccardi, i berlusconiani non osano mettere in crisi il governo e allora inventano una minacciosa lettera interna. Un terzo dei senatori chiedono al partito una mozione contro il ministro. Sapendo che non si può fare
I responsabili cambiano nome Spunta la parola «popolari»
Basta con la vecchia etichetta che li ha resi famosi, esponendoli però alle critiche e alle ironie di mezza Italia. I «responsabili» cambiano nome e provano a cambiare pelle.