Nuova protesta in carcere di Yulia Ora fa lo «sciopero della brandina»

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«Per combattere la paura, per riaffermare che questo regime umilia e distrugge l’Ucraina lancio una campagna personale di disobbedienza civile». Così parlò Yulia, e cominciò lo sciopero della brandina.
Da una settimana Yulia Tymoshenko dorme su una rete sistemata in bagno, vano doccia. Trascorre le giornate tra il corridoio, che perlustra sorreggendosi a un carrello deambulatore, e la camera fornita di divanetto dove incontra i legali. Tutto per sfuggire alle tre telecamere che la riprendono 24 ore su 24 e alla sorveglianza della guardia — quasi sempre un uomo — che non lascia mai la sua stanza. Da mesi la 52enne ex premier e leader dell’opposizione, condannata nel 2011 a sette anni di reclusione per abuso d’ufficio e ricoverata dallo scorso maggio per un’ernia del disco, denuncia condizioni di detenzione ai limiti dell’umano, la violazione sistematica della privacy e dei più elementari diritti. Dopo essersi imbattuta nel servizio di una tv locale con immagini della sua vita in clinica diffuse senza il suo consenso, ha deciso di inaugurare una nuova fase della protesta contro «il regime» del presidente Viktor Yanukovich, che finora l’ha vista affrontare due scioperi della fame e rifiutare a fasi alterne le cure, facendo del suo corpo di donna martirizzato un terreno di battaglia politica. Una scelta maturata in un clima di angoscia e sospetto crescente.
Controllo totale, nell’ospedale n. 5 di Kharkiv. Dall’ufficio del procuratore dicono di non sapere come le immagini, girate per uso interno, siano arrivate in tv. Su Internet sono comparsi stralci di colloqui privati tra la detenuta e gli avvocati. «Sospettiamo che ci siano telecamere nascoste — dice al Corriere la figlia Eugenia — questo governo è capace di tutto. Le condizioni di mia madre peggiorano ma lei è decisa ad andare avanti, non intende dare il minimo contributo alla legittimazione di un potere che la tratta come un animale in gabbia. Non dorme, i problemi alla schiena aumentano. Prima di cominciare quest’ennesima protesta aveva riscontrato una strana tachicardia, che per tre settimane si era manifestata regolarmente ogni sera, forse per un aumento di radiazioni. Sappiamo solo che i battiti si sono regolarizzati da quando dorme fuori, un motivo in più per non tornare in quella stanza».
Yulia annuncia che d’ora in poi non collaborerà  più con gli inquirenti. Subito dopo la condanna del 2011 legata al contratto per le forniture di gas russo sottoscritto dal suo governo nel 2009 e giudicato nocivo agli interessi ucraini, sono stati avviati contro di lei nuovi procedimenti per evasione fiscale e per un presunto coinvolgimento nell’omicidio del ’96 del politico imprenditore Eugen Shcherban. Se sarà  chiamata a deporre opporrà  resistenza: «Dovranno portarmi in aula con la forza». Il governo intanto accelera affinché il 2013 si confermi un anno cruciale nella tormentata storia dei rapporti tra la Ue e il Paese-cerniera con la Russia: Kiev spera di ottenere entro novembre l’Accordo di associazione bloccato da Bruxelles per ottenere il rilascio dei detenuti politici. Il messaggio non è arrivato e l’eroina della Rivoluzione arancione del 2004 attende in carcere il giudizio sul ricorso presentato alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Ieri una delegazione parlamentare in visita alla colonia penale di Kharkiv ha detto di aver ricevuto assicurazioni sull’immediata rimozione delle videocamere dalla sua stanza. A tarda sera non era cambiato nulla. Per Yulia un’altra notte insonne.
Maria Serena Natale


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