Nucleare, la Corea del Nord minaccia gli Usa

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PECHINO — La Corea del Nord annuncia di essere pronta al suo terzo test nucleare e minaccia di attaccare direttamente gli Stati Uniti. A Pyongyang sono bastati due giorni per rispondere all’estensione delle sanzioni Onu, approvate con il via libera di Cina e Russia. Le nuove misure contro il regime Kim Jong-un sono state adottate dopo il lancio di un missile Unha-3 lo scorso 12 dicembre, alla vigilia delle elezioni in Giappone e Corea del Sud. Secondo Pyongyang si è trattato di un razzo sparato per mettere in orbita un satellite. Le Nazioni Unite lo considerano invece un test balistico e martedì hanno trovato il compromesso con Pechino e Mosca per irrigidire i limiti imposti in particolare all’agenzia spaziale ed altri enti governativi. La Corea del Nord ha subito minacciato di «rafforzare le forze militari, compresa la dissuasione nucleare».
Ieri però lo scontro è salito di tono, facendo scattare l’allarme in tutto il Pacifico. Pyongyang ha reso noto che «nella nuova fase della secolare lotta anti-americana» prevede di avviare il suo terzo test atomico e di sparare «più razzi a lunga gittata», con l’obbiettivo di «colpire gli Stati Uniti». «Mettere a posto i conti con gli Usa — ha scritto l’agenzia Kcna — deve essere fatto con la forza, non con le parole ». L’inviato Usa nella penisola coreana, Glyn Davies, ha ammonito che «sarebbe un errore e un terribile passo indietro». «Questo non è il momento di aumentare le tensioni regionali — ha detto a Seul — ma di cogliere le opportunità  di negoziato offerte dalle rinnovate leadership in Usa e Corea del Sud». E il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, ha aggiunto: «Le minacce di Pyongyang sono inutili provocazioni».
La Cina ha invitato «tutte le parti in causa alla calma», mentre Seul ha avvertito che «con il consenso del vertici, Pyongyang può far esplodere un ordigno atomico in ogni momento». Nuovi satelliti spia di Corea del Sud e Stati Uniti monitorano in particolare il sito nucleare di Punggye-ri, ma nelle ultime ore non si sarebbero registrate «attività  significative». Già  in dicembre però, come nel 2006 e nel 2009, in occasione dei primi due esperimenti al plutonio nordcoreani, intelligence e governi sono stati sorpresi da Pyongyang. Tra le date sensibili il 16 febbraio, compleanno del defunto Kim Jong-il, e gli esperti militari temono che questa volta potrebbe trattarsi di una bomba all’uranio, per «dimostrare al mondo la capacità  di arricchirlo al grado massimo». Le nuove sanzioni hanno di fatto isolato ancora di più il giovane Kim Jong-un, teso a costruire anche all’estero il proprio mito dopo la morte del padre nel dicembre 2011. Il nuovo dittatore, che ha fatto smentire di essersi sottoposto a plastica facciale per assomigliare al nonno, fondatore della dinastia rossa, resta nelle mani di un gruppo di anziani generali, dell’esercito e di alcuni membri della famiglia. Il sì di Pechino e Mosca al Palazzo di Vetro, a Pyongyang è stato interpretato come «un’umiliazione, un tradimento e il non riconoscimento della nuova autorità ». Un’incertezza prossima all’imprevedibilità  che allarma più ancora della minaccia atomica: né le potenze asiatiche né gli Usa sono pronti ad affrontare le conseguenze di un’improvvisa implosione del regime.


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