Nozze gay, in piazza contro Hollande l’Eliseo: “Siete tanti ma non ci fermiamo”

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PARIGI — La metà  della Francia che dice no alle nozze gay e all’adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso ha vinto la sua battaglia: ha portato in piazza una marea di persone (800 mila dicono gli organizzatori, 340 mila per la questura) ma non è riuscita a bloccare la legge. L’Eliseo ha riconosciuto la «consistenza » della manifestazione ma ha ribadito che dal 29 gennaio il Parlamento discuterà  la legge. Protesta delle Femen all’Angelus del Papa.
Ottocentomila persone, forse un milione secondo gli organizzatori, 340 mila secondo la polizia: la battaglia delle cifre domina la fine della manifestazione contro il matrimonio gay. Una dimostrazione massiccia, forse non eccezionale come si pensava alla vigilia, che non dovrebbe modificare il rapporto di forza nell’opinione pubblica: il 56 per cento dei francesi è favorevole alle nozze tra persone dello stesso sesso. Spetterà  al parlamento, a partire dal 29 gennaio, pronunciarsi sul disegno di legge del governo, che apre il matrimonio a tutti e concede l’adozione alle coppie omosessuali. I tre cortei di ieri nella capitale non basteranno per piegare la volontà  di Franà§ois Hollande e della sua maggioranza: la dimostrazione è «consistente » ed esprime una sensibilità  da rispettare, ha riconosciuto l’Eliseo, ma non impedirà  la discussione parlamentare.
E’ una folla variegata e ordinata quella che sfila per le strade parigine. Certo, non mancano gli eccessi: alla partenza, un portavoce dei dimostranti paragona addirittura Hollande a Hitler. Ma alla fine, dal palco degli oratori, è costretto a fare ammenda e a scusarsi. Un episodio tutto sommato marginale, rispetto a una protesta piuttosto sobria. A sfilare, infatti, è una Francia tradizionalista e benpensante, forse non così reazionaria come è stata dipinta. Gli slogan sono pochi, le bandiere tutte uguali, celesti e soprattutto rosa: quattro “silhouette” che rappresentano un uomo e una donna con due bambini, un maschio e una femmina. Il simbolo è ben scelto e fin troppo chiaro:
la famiglia può essere solo eterosessuale. Opinione legittima, anche se minoritaria, stando ai sondaggi: i favorevoli alle nozze gay hanno intenzione di mostrare la propria forza fra quindici giorni, quando scenderanno a loro volta in piazza.
Sostenuta dalla destra e dalla Chiesa, la manifestazione ha anche mostrato gli accenti diversi nel campo moderato. Il presidente della Conferenza episcopale e arcivescovo di Parigi, André Vingt-Trois, è andato a salutare i manifestanti senza sfilare, per non dare l’impressione di una contrapposizione politica tra la Chiesa e il governo.
Altri vescovi, come quello di Lione, hanno invece marciato per le strade della capitale: «Questo parlamento ha deciso di modificare il senso della parola matrimonio. Cambiare il senso di una parola è una grande violenza per il popolo», ha detto il prelato, che in estate aveva amalgamato il matrimonio gay con la poligamia e l’incesto.
Incertezze e divisioni hanno attraversato anche la destra moderata: se il presidente dell’Ump, Jean-Franà§ois Copé, ha sfilato tra i dimostranti, molti leader (come Franà§ois Fillon e Alain Juppé) hanno scelto di rimanere a casa. Lo stesso Fronte nazionale si è spaccato: Marine Le Pen ha preferito mantenere la sua immagine di “rinnovatrice”, ha appoggiato i manifestanti senza partecipare, a differenza di altri leader dell’estrema destra.
A sfilare in strada c’è gente di tutte le età , proveniente dai quattro angoli del paese. Molte donne in abito da Marianna, pochi slogan (“Hollande, pensa alla disoccupazione e non toccare il matrimonio”, “Padre e madre, è elementare”), tante bandiere. Le eccezioni sono poche. Fra queste, una coppia di gay anti-matrimonio che si bacia in pubblico. Le temute provocazioni omofobe, insomma, non ci sono state, le truppe hanno seguito le consegne degli organizzatori. Ma come i 100 mila che nel 1999 scesero in piazza contro il Patto civile di solidarietà , primo atto di riconoscimento delle coppie omosessuali, i manifestanti di ieri, sia pur più numerosi, non dovrebbero riuscire a piegare la volontà  di governo e maggioranza, decisi a far approvare prima dell’estate il disegno di legge.


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