Nigeria, liberi i tre marinai rapiti “Abbiamo temuto di non farcela”
SONO già rientrati in Italia Emiliano Astarita, Salvatore Mastellone e Giuseppe D’Alessio, i tre marinai napoletani che il 23 dicembre erano stati rapiti insieme a un ucraino su un rimorchiatore al largo della Nigeria. La liberazione dei quattro membri dell’equipaggio è arrivata dopo un forcing assai pressante che funzionari dell’Aise, il servizio di intelligence per l’estero, hanno messo in piedi nelle ultime giornate ad Abuja, la capitale della Nigeria, e Port Harcourt, la capitale petrolifera del paese. Una liberazione salutata naturalmente con soddisfazione dal premier Mario Monti, che ha voluto ricordare che il governo rimane impegnato per la liberazione degli altri due cittadini italiani sequestrati, Mario Belluomo in Siria e Giovanni Lo Porto in Pakistan.
Secondo fonti della presidenza del Consiglio, i tre marittimi erano stati rapiti il 23 dicembre sul loro rimorchiatore d’altura “Asso 21” da un gruppo di delinquenti con un passato di “guerriglieri” nelle fila del Mend, il movimento per l’emancipazione del delta del Niger. Da tempo il Mend ha attenuato la forza delle sue offensive contro le forze armate nigeriane e la presenza straniera nel Delta. Ma ex militanti del Mend sono ancora in azione, e intrecciano la loro attività con quella dei pirati che operano al largo delle coste del primo produttore di petrolio dell’Africa sub-sahariana.
I funzionari italiani temevano che Astarita, Mastellone e D’Alessio potessero essere “venduti” a un altro gruppo criminale o terroristico.
Questo del passaggio dell’ostaggio a un altro gruppo era stato il problema centrale di un altro caso di rapimento in Nigeria, il tragico caso in cui rimase ucciso l’italiano Franco Lamolinara assieme al britannico Christopher McManus. I due vennero assassinati dai rapitori durante un blitz delle teste di cuoio inglesi a Sokoto, nel marzo del 2012. I commandos inglesi, che seguivano le comunicazioni del gruppo di rapitori, furono costretti ad accelerare i tempi dell’intervento perché i due stavano per essere passati a un altro gruppo. Per questo l’Aise, lavorando con lo “State Security Service” nigeriano, negli ultimi mesi ha rafforzato la presenza nel paese e costruito un coordinamento migliore con le forze di polizia e con l’esercito nigeriano.
«Il governo italiano non ha pagato alcun riscatto», ha assicurato il ministro degli Esteri Terzi a SkyTg24.
Secondo fonti della Presidenza del Consiglio, in questo caso il rischio di un epilogo violento del rapimento era considerato relativamente basso: «Si trattava di una banda criminale, pericolosa e violenta, ma non intenzionata a priori a colpire gli ostaggi per motivi ideologici». Detto questo, per i tre non è stata certo una bella avventura: «Siamo dimagriti ma adesso è tutto ok», ha detto il comandante Astarita nella sua prima telefonata al padre. «Verso la fine abbiamo temuto di non farcela, è stata una brutta esperienza», ha raccontato D’Alessio: il momento del rilascio è stato quello più difficile, perché «non sapevamo a cosa andavamo incontro». Oggi verranno interrogati in Procura a Roma, poi il rientro nei loro paesi della penisola sorrentina.
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