Netanyahu perde le elezioni

by Sergio Segio | 23 Gennaio 2013 8:57

Loading

GERUSALEMME. Netanyahu riesce a perdere elezioni già  vinte. Dopo tre mesi di campagna elettorale, di scippi di voti tra le fazioni di centrodestra e di nuove coalizioni nate a poche settimane dal voto, ieri le urne israeliane si sono aperte: oltre cinque milioni e mezzo gli israeliani chiamati a scegliere il nuovo parlamento. Trentadue le liste presentate.
Buoni i dati sull’affluenza: rispetto alle elezioni del 2009, la tornata elettorale di ieri ha visto il 4% in più di elettori presentarsi nei 10mila seggi, sparsi tra Stato di Israele e colonie israeliane nei Territori Occupati. Alle 20.30 il dato sull’affluenza era a quota 63,7%, contro il 59,7% del 2009.
Secondo i primi exit poll, pochi minuti dopo la chiusura dei seggi, si disegna una situazione di stallo: quasi inesistente la differenza tra il centrodestra e il centrosinistra. La lista Likud-Yisrael Beitenu, del tandem Netanyahu-Lieberman, si aggiudicherebbe solo 31 seggi. La Casa Ebraica, il partito di estrema destra guidato dal giovane Naftali Bennett – leader del movimento dei coloni e vera sorpresa delle elezioni 2013 – arriva a 12 seggi. A cui vanno aggiunti i 12 seggi di Shas, partito religioso “orientale”.
Nel centrosinistra il partito laburista, secondo gli exit poll, totalizzerebbe 17 seggi, superato dai 19 di “Yesh Atid” del giornalista e anchorman tv Lapid: un exploit inatteso, alla vigilia le speranze del neonato partito si fermavano a 12 seggi. Malissimo il partito dell’ex ministro Livni, “HaTnu’a” (Il Movimento), che ottiene solo sei seggi, meno del previsto.
A sorpresa – ma non troppo – resta fuori dalla Knesset il partito di Mofez, Kadima, che dopo la fuoriuscita di Livni non è riuscito a raggiungere la soglia di sbarramento del 2%.
Nel pomeriggio il premier in carica, Benjamin Netanyahu, aveva fatto l’ultimo appello agli elettori del Likud, dopo la pubblicazione dei dati sull’affluenza che mostravano un netto calo nelle città  tradizionalmente di centro-destra. Un appello che si è in breve trasformato in accuse reciproche tra il partito del premier e il suo alleato alle elezioni, Yisrael Beitenu, guidato dal ministro degli Esteri Avigdor Lieberman: ieri le due fazioni, che poche settimane fa si erano fuse in un’unica coalizione elettorale, si sono imputate a vicenda la responsabilità  per il calo del consenso.
A pochi minuti dalla chiusura dei seggi, la Casa Bianca ha emesso una dichiarazione ufficiale: «Qualunque sia il risultato delle elezioni israeliane, l’approccio degli Stati uniti al conflitto israelo-palestinese non cambierà : solo attraverso negoziati diretti può essere ottenuta la pace che sia palestinesi che israeliani meritano».
Bassa, come da previsione, la partecipazione della popolazione palestinese in Israele. Secondo il Centro di Statistica Israeliano, nel 2010 gli israeliani di origine palestinese erano 1.573.000, ovvero il 20% della popolazione.
Una comunità  che non può essere considerata una minoranza, ma parte integrante della società  israeliana. Ma le discriminazioni a cui sono quotidianamente sottoposti li ha convinti a disertare le urne e non a votare per la sinistra israeliana, accusata di non avere a cuore la situazione palestinese e di non condannare l’occupazione della Cisgiordania con la necessaria convinzione.
Non vanno, però, dimenticati gli oltre 280mila residenti palestinesi a Gerusalemme. Dopo l’annessione della Città  Santa da parte israeliana a seguito della Guerra dei Sei Giorni del 1967, le famiglie palestinesi che da generazioni vivevano a Gerusalemme hanno perso ogni diritto di cittadinanza: da allora per la legge di Tel Aviv, sono considerati semplici “residenti”. Uno status simile a quello di “nativi immigrati” con cui erano stati etichettati i cittadini di colore nel Sudafrica dell’apartheid.
La conseguenza di una simile differenza è il mancato riconoscimento di diritti fondamentali, per un Paese che si autodefinisce democratico. Tra questi diritti, quello al voto: ieri 281mila palestinesi, residenti in Israele, cittadini di Gerusalemme da decenni – ma considerati meri residenti – non hanno potuto votare. Su questo elemento andrebbe valutata la validità  e la legittimità  delle elezioni democratiche israeliane. Una parte della popolazione, che come gli altri paga le tasse alle autorità  israeliane e subisce le politiche del governo di Tel Aviv, non ha avuto la possibilità  di esprimere la propria opinione.
Hanno invece espresso il loro voto duemila palestinesi della Cisgiordania e di Gaza. Attraverso la campagna “Real Democracy” lanciata su internet poche settimane fa, cittadini israeliani hanno ceduto il loro voto a palestinesi che vivono nei Territori. Una sfida all’occupazione militare: i Territori Occupati subiscono ogni giorno le politiche israeliane, ma non hanno il potere di cambiarle. VOTANTI Il disinteresse degli elettori arabi – il 20% su circa 8 milioni di cittadini israeliani -, cresce di anno in anno. Nel 2008, aveva partecipato alle elezioni municipali il 75%, alle legislative del 2009 la partecipazione è stata del 53% AFFLUENZA Alle 20 di ieri, si era recato alle urne il 63,7%, la percentuale più alta dal 1999 e in sensibile aumento rispetto alle legislative del 2009: il 59,7% alla stessa ora

Post Views: 178

Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2013/01/netanyahu-perde-le-elezioni/