Monti, attacco a Pd e Pdl «Frenino i loro estremisti»

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ROMA — «Se il presidente Berlusconi ritiene che io sia poco credibile vuole dire che per lui sono poco credibile, ma ci sono anche altri giudizi. E questo viene da una persona che ha dimostrato una certa volatilità  di giudizio sulle vicende umane e politiche degli ultimi tempi».
Mario Monti comincia con il Cavaliere, è restio a rispondere alle sue critiche, lo dipinge come persona in cerca di equilibrio, poco attendibile, su cui sarebbe preferibile sorvolare. E prosegue con il Pd e con Bersani, poco coraggiosi, gestori di un partito conservatore, poco moderno, in cui gente come Fassina «andrebbe silenziata».
Alcuni dicevano che il lessico sarebbe stato troppo sobrio, che un tecnico prestato alla politica avrebbe fatto fatica a calarsi in una campagna elettorale come quella italiana. A giudicare dalla giornata di ieri il Professore ha smentito i dubbi: con qualche caduta di stile forse, quel Brunetta dalla dubbia «statura» accademica, con una dose di durezza forse superiore alle intenzioni, ma con un risultato che a sera pare soddisfare il suo staff: Pd e Pdl contro di lui, le sue parole come discrimine della giornata.
Il capo del governo dimissionario ne ha per entrambi i principali partiti. In quello di Berlusconi c’è l’ex ministro Brunetta, che della critica al governo Monti ha fatto negli ultimi mesi quasi una specializzazione. Ed ecco come gli risponde il premier: «Dal punto di vista economico generale l’onorevole Brunetta sta portando, con l’autorevolezza del professore e di una certa statura accademica» il Pdl su «posizioni estreme e settarie». Parole, soprattutto il riferimento alla statura, che provocheranno un moto d’indignazione nel Pdl. Dirà  Berlusconi: «Attacchi personali meschini e inaccettabili».
Ma anche sul Pd Monti non misura certo le parole: «Bersani dovrebbe essere coraggioso e silenziare un po’ la parte conservatrice del partito». Il riferimento è a Vendola e Fassina, le cui figure ritornano in un’altra dichiarazione: «Tagliare le ali», politicamente, «è una buona cosa», anche in vista di un dialogo post elettorale.
E se Fassina, responsabile economico del Pd, lo ha accusato di essere a capo di una «lista Rotary», vale a dire delle élite e a difesa dei poteri forti, la replica include un riferimento al lavoro in sede europea, prima di arrivare a Palazzo Chigi: «Simpatica l’immagine della lista Monti che sembra il Rotary, che dimentica i più deboli. Io la lista Monti non la conosco ancora, si vede che lui ha già  una buona immaginazione. Volevo richiamare l’onorevole Fassina ad avere una visione diversa. A differenza di lui sono una persona anziana e dunque ho fatto diverse cose nella vita e quelle per cui un po’ sono ricordato in Europa sono state tutte azioni contro i potenti, per esempio contro Microsoft e General Electric, tutte le lobby potentissime, e anche in campo fiscale ho fatto la prima direttiva europea sulla tassazione del risparmio. Quindi suggerisco all’onorevole Fassina, magari in una conversazione che potremmo avere, e me lo auguro, di aggiornare un po’ il suo pensiero».
La conclusione del Professore è anche una speranza: «Che Bersani convinca ma non vinca». Liste e simboli del suo movimento non sono ancora pronti, ma sarà  «qualcosa tipo “Con Monti per l’Italia”». Per provare a tornare a Palazzo Chigi: «Vorrei che ci fosse qualcosa di simile a un governo Monti due per far vedere che nel mio volto non c’è la cattiveria del tassatore». Il 10 gennaio invece Monti incontrerà  il mondo cattolico. Ma non sarà  una semplice riedizione di Todi: parteciperanno un’ottantina di dirigenti di quasi tutti i movimenti e le associazioni, non solo di quelli che si videro nella cittadina umbra più di un anno fa.
Marco Galluzzo


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