Modern family

by Sergio Segio | 16 Gennaio 2013 7:34

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L’altra sera su Sky hanno trasmesso I ragazzi stanno bene film americano diretto da Lisa Cholodenko, carico di premi e di candidature Oscar 2011. Trama: una coppia con due figli adolescenti sta passando un momento di crisi e ci scappa un tradimento, figli indignati, partner arrabbiatissimo, poi l’intruso viene scacciato e la famigliola si ricompone come se nulla fosse successo. Come capita quasi sempre.
Trama più approfondita: due signore lesbiche di mezza età  vivono serenamente con i figli che ognuna di loro ha avuto per inseminazione artificiale (dono dello stesso ignaro e allora giovanissimo maschio) con il tradizionale, anche se ormai inesistente ruolo dispari di coppia, una fa il medico e mantiene tutti, l’altra cerca con poco successo di inventarsi un lavoro: i due adolescenti, maschio e femmina, pur contentissimi di aver due mamme, son curiosi di sapere il lato virile del loro concepimento e scoprendolo, non potrebbero trovar di meglio: uno bello e dolce, e sia pure con amante, ancora single! Di colpo lui si sente babbo, loro un po’ figli, poi la lesbica più carina finisce a letto con il doppio donatore che sta per innamorarsi di lei, e sono guai, come sopra detto.
Un film nato con il nobile intento di dimostrare come le diaboliche coppie dello stesso sesso siano uguali anzi meglio di quelle etero, e allevano figli belli, equilibrati, ubbidienti e studiosi, rivisto oggi un po’ innervosisce: perché comunque quello che conta per il film, più che perbenista, è che la famiglia non si spezzi,
qualsiasi siano i suoi componenti: roba da family-day.
Più ironico e terreno, l’attore inglese Ian McKellen, il Gandalf anche dell’ultimo The Hobbit, attivista gay, confida all’americano Time: «Ho sempre pensato che uno dei vantaggi dell’omosessualità  fosse non essere obbligato a sposarsi, ma chi lo sa? Se qualcuno me lo chiedesse in ginocchio, forse non saprei resistere». E Sancho Maria e il fidanzato Melchor nel El especialista de Barcelona di Aldo Busi? Stanno per sposarsi davanti al sindaco, quando irrompe tra gli invitati “il qui presente Erramun Peli Aramburuzabala, perché la legge spagnola permette sì il matrimonio gay, ma la bigamia non ancora”. E dallo stesso romanzo, un pietoso pensiero alle donne, “Poverette, che si sposano con un uomo e poi devono accontentarsi del pressappochismo anche nel fare le lesbiche con lui per restare almeno incinte e essere proclamate mamme senza mai essere state femmine con nessuno e per nessuno!”
In ogni caso, con la dichiarazione di lesbismo, tardiva (ma non è mai troppo tardi!) di Jodie Foster (mamma di due figli, la sua “modern family” come l’ha definita), si chiarisce che ormai dirsi lesbica, ancor più che omo, è molto contemporaneo, anche se non politicamente impegnato come negli anni in cui, per femminismo, ragazze molto etero praticavano l’amore tra loro come forma di liberazione dal maschio oppressore, non sempre con paradisiaca soddisfazione. Si sa che attorno al
sesso, libero o proibito, benedetto o peccatore, si è sempre fatto gran rumore, e se ne sono sempre occupati troppo tutti, dal clero ai legislatori ai ficcanaso, e per esempio nella Londra del XVII secolo, una donna e un uomo accusati di fornicazione senza essere sposati, venivano minimo frustati ma talvolta anche condannati a morte.
Adesso si riempiono le piazze, come a Parigi domenica scorsa, sempre per ragioni di sesso e sentimento senza ragione, anche di migliaia di persone soprattutto giovani, tipo nipoti di nonne che negli anni ‘70 manifestavano per ottenere l’interruzione di gravidanza; questa volta per impedire il matrimonio monosesso, in una Francia dove da anni sono consentiti i Pacs senza particolare spargimento di sangue. E in Italia dopo la sentenza di conferma dell’affidamento di una bambina alla madre convivente con un’altra donna, sono scoppiati i soliti scontri giuridicovescovili- liberal-moralistici, sempre uguali sia di qua che di là , mai un passo avanti o indietro da nessuna parte. In difesa della famiglia tradizionale, a Parigi si compiva una immensa gaffe inalberando cartelli che mostravano le sagome di un uomo che teneva per mano una donna e lui teneva per mano un maschietto e lei una femminuccia: confermando come in queste circostanze non si abbia la minima idea di cosa sia e sia sempre stata la famiglia. Per esempio: vedova con tre figli non è una famiglia, e due nonni maschi, uno per parte con un nipote, non sono una famiglia, una coppia più due zie e sei bambini non sono una famiglia, e due sorelle non sono una famiglia, e io orfana di padre con mamma e sorella e una zia vedova con un figlio e una figlia non eravamo una famiglia?
Si fa per dire, ma anche i simboli hanno un senso. E poi certo, la famiglia come la raccontano i vescovi e Giovanardi ed altri, esclusivamente etero e tutto reciproco amore, è meravigliosa, oltre che pilastro della società . Però sia permesso ricordare, non sempre. E per esempio un sondaggio Ipsos rivela che in Francia, nel 2009, più di 2 milioni di bambini sono stati vittime di incesto perpetrato da padri su figli soprattutto femmine: non si andrebbe più sul sicuro con niente babbo e due mamme? O una con due babbi e niente mamma, come nei casi di cui racconta il Sunday Times, con foto e tutto, di figliolini annegati, soffocati, anche incendiati da mamme (etero e regolarmente sposate) della cui follia nessuno si era accorto? Casi limite per fortuna: però le poste del cuore da noi pullulano di storie di famiglie rigorosamente etero ma sfasciate, di padri assenti, di madri che se ne sono andate, e la realtà  di figli superprotetti, viziati, allevati come tiranni, impreparati alla vita: da un babbo e da una mamma, a cui non basta essere un uomo e una donna per assicurare amore e crescita equilibrata ai figli.

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