Manager e aristocratici: la falange tory dei «no tav»

by Sergio Segio | 29 Gennaio 2013 7:55

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LONDRA — Il sindaco Boris Johnson è un po’ scettico. Non è che l’alta velocità  gli piaccia un granché. Ma non per pregiudizio ideologico: è che teme l’impatto sul sistema dei trasporti pubblici londinesi provocato dalla nuova massa di pendolari scaricati dai treni superveloci prossimi e venturi. Lo ha scritto domenica sul Sunday Telegraphcol suo solito piglio poco conformista, anche a costo di mettersi in collisione coi vertici del partito convintissimi che la doppia tratta Birmingham-Manchester e Birmingham-Leeds sia un progetto d’avanguardia in grado di rilanciare investimenti e disegnare un altro boom economico «made in Britannia».
George Walton, invece, che regge il borough del Cheshire East, una delle riserve di voto e di passione dei tory nella Middle England, i collegi elettorali niente meno che del cancelliere dello scacchiere George Osborne, ha scelto la linea del muro contro muro. Fa niente che sia un conservatore doc, gentleman di campagna in elegante giacca e cravatta. «Se davvero andranno avanti con questo progetto ci sarà  una sacrosanta ondata di sdegno popolare». Che i missili ferroviari lanciati a 250 miglia possano disturbare l’antica quiete di queste terre verdi tanto prolifiche è un incubo per i ricchi proprietari di aziende agricole, per i serafici nobili e aristocratici in pensione, per i manager con la loro bella villa da weekend qui concentrati per sfuggire allo stress della City. Sono loro le colonne portanti del movimento no tav inglese. Tranquilli e moderati signori e signore che costituiscono l’anima dei conservatori e che si ritrovano sulle barricate. Il Financial Times ha segnalato in prima pagina il disagio della falange in doppiopetto: «Osborne di fronte alla rivolta contro l’alta velocità  nelle roccaforti dei Tory».
Non ci sono estremisti infiltrati e incappucciati che brandiscono bottiglie incendiarie. E non ci sono velleitarie campagne d’antagonismo militante. La sinistra laburista è schierata a favore delle due tratte la cui messa in opera dovrebbe cominciare nel 2017 e lo ha detto nel dibattito parlamentare ieri. I liberaldemocratici sono allineati perché i treni veloci, ha ripetuto Nick Clegg, servono a riconciliare il Nord, in declino industriale progressivo, al Sud sempre sulla cresta dell’onda finanziaria e turistica. Il premier David Cameron è entusiasta di stampare il suo sigillo sull’opera «che offrirà  100 mila nuovi posti di lavoro». E George Osborne, suo sodale dai tempi di Eton e di Oxford, stratega dell’austerità , è addirittura in prima linea: «Avanti con i treni superveloci. Se i nostri antenati nell’era vittoriana non avessero realizzato le ferrovie, o se nel mezzo del Ventesimo secolo non si fossero costruite le autostrade, dove saremmo ora? A noi spettano altri grandiosi progetti». E allora non restano che i tory di campagna, i tory più tory, nuova specie di uomo e donna no tav.
Il piano, presentato in pompa magna dal governo, prevede che dal bilancio pubblico escano ben 32 miliardi di sterline per vedere sfrecciare i pendolini lungo l’asse Londra-Birmingham, già  esistente, e da qui a sinistra verso Manchester e a destra verso Leeds, consentendo collegamenti dalla capitale in poco più di un’ora. Fa niente che il completamento delle procedure burocratiche, della stesura precisa al millimetro del tragitto, degli espropri, dei rimborsi e della realizzazione definitiva sia programmata niente meno che per il 2032-2033. I tory del Cheshire, la culla di George Osborne, i tory del Nottinghamshire, i tory del Leicestershire, i tory dei borghi sono furibondi.
Non che siano soli, visto che in poco tempo hanno cominciato ad agitarsi una settantina di gruppi spontanei anti «HS2» (l’acronimo che sta per «High Speed 2»). Ma i gentlemen no tav hanno preso la testa del movimento. I sindacati stanno sull’altra sponda. Le parti invertite. Il segretario delle Trade Union nei trasporti applaude la modernizzazione «dopo anni di inerzia». Lo scontro è aperto. Le chiese anglicane nel territorio contestano. Andrew Mason della parrocchia di Fenton non usa mezzi termini: «È un vero disastro per le comunità  dei villaggi». E i parlamentari cominciano a tremare nei loro collegi. Come schierarsi?
I conservatori della Middle England non hanno dubbi. Michael Fabricant, seguace di Cameron, eletto ai Comuni: «Scelta devastante, mi opporrò». E con lui si schierano Dan Byles e Andrew Bridgen, altri deputati a Westminster. Sono i tory no tav. Quelli coi forconi in casa.
Fabio Cavalera

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