Mali: la guerra si estende in Algeria, uccisi 35 ostaggi e 15 sequestratori
Secondo la stessa Ani, le vittime sarebbero state provocate da un raid dell’esercito algerino condotto con elicotteri d’assalto. Nell’operazione sarebbe rimasto ucciso anche il leader del commando che ha condotto l’attacco, Abou El Baraa. La situazione, tuttavia, è ancora estremamente confusa (l’agenzia di stampa mauritana ha contatti con il gruppo autore del sequestro, Battaglione di sangue, ma non è considerata molto attendibile). Per ora i media francesi si limitano a confermare un’operazione delle forze speciali algerine, senza fornire bilanci. In un successivo aggiornamento, l’Ani ha parlato di 7 ostaggi stranieri ancora vivi, il che farebbe scendere il bilancio dei morti tra i rapiti a 34.
Anche il ministero degli esteri britannico ha confermato che è “in corso un’operazione” delle forze di sicurezza algerine sull’impianto della Bp. Secondo Al Jazeera, gli ostaggi stranieri e i 15 rapitori morti nei pressi dell’impianto erano in un convoglio di vetture bombardate da elicotteri militari algerini. L’agenzia di stampa Ani sostiene di aver parlato con uno dei sequestratori sopravvissuti: “Abbiamo in mano il resto degli ostaggi”, ha detto in un’intervista telefonica il portavoce del Battaglione di sangue, “li uccideremo se l’esercito algerino si avvicina”. Il nuovo portavoce ha spiegato che al momento dell’attacco degli elicotteri i sequestratori stavano tentando di trasferire in un luogo più sicuro gli ostaggi a bordo di alcuni mezzi della società che gestisce gli impianti.
Le notizie che arrivano da In Amenas sono ancora molto frammentarie (l’impianto si trova in pieno deserto). Di certo la situazione è drammatica e in estremo movimento. Stamattina si era diffusa la notizia che 15 ostaggi stranieri erano riusciti a fuggire dall’impianto petrolifero della Bp, che da ieri è stato preso dal gruppo ultra radicale vicino ad Al Qaeda in segno di rappresaglia per l’appoggio dell’Algeria all’operazione militare francese in Mali.
L’appello telefonico ad Al Jazeera. “La situazione è molto pericolosa, l’esercito algerino deve ritirarsi e avviare negoziati che potrebbero evitare perdite di vite umane”. E’ questo l’appello di tre ostaggi stranieri in mano ai terroristi islamici da ieri mattina nel sito petrolifero di In Amenas. Parlando al telefono alla tv Al Jazeera, i tre – un britannico, un irlandese e un giapponese che sarebbe ferito – hanno rilanciato la stessa richiesta avanzata dal capo dei sequestratori Abou El Baraa (poi rimasto ucciso durante l’operazione delle forze algerine): l’esercito abbandoni la zona. Stamani El Baraa ha ribadito che gli ostaggi stranieri erano 41, ma poche ore dopo la tv algerina ha riferito che in 15 sono riusciti a fuggire stamani, tra cui una coppia di francesi.
Cinture esplosive. Secondo il quotidiano algerino Al Khabar, che cita proprie fonti delle forze di sicurezza, i terroristi hanno fatto indossare ad alcuni degli ostaggi delle cinture esplosive e hanno piazzato delle cariche a protezione dell’area. Nel sito di BP, Statoil e Sonatrach, restano anche decine di lavoratori algerini della società francese CIS Catering, liberi di muoversi all’interno del campo ma non di uscirne. Bloccati in 250 ieri durante il blitz, un centinaio erano stati liberati in giornata, mentre 30 sono riusciti a fuggire stamani. Uno dei sequestratori “ha tratti somatici occidentali e non parla bene l’arabo”, ha raccontato ad Al Jazeera un algerino rilasciato ieri, Abdallah. Gli altri membri del commando, ha aggiunto l’ex ostaggio, sono “tunisini, egiziani e algerini”.
(Scorri la pagina per leggere il resto dell’articolo)
In Aménas, nell’impianto Bp assediatoReuters
Mali, impegnati 1.400 militari francesi. L’operazione francese in Mali, intanto, assume proporzioni sempre più grandi. Ad oggi sono 1.400 i militari francesi impegnati sul campo: lo ha reso noto il ministro della Difesa di Parigi, Jean-Yves Le Drian, che ieri aveva parlato di 800 effettivi. Le Drian – atteso in serata a Berlino per dei colloqui con l’omologo tedesco Thomas De Maiziere sulla crisi maliana – ha confermato che sono in corso operazioni terrestri ed aeree, mentre per quel che riguarda gli ostaggi sequestrati in Algeria il ministro si è limitato a ribadire la “totale fiducia” nelle autorità algerine “perché affrontino una situazione complessa”.
Terzi: “Supporto logistico, non intervento militare”. Anche oggi il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha ribadito che l’Italia fornirà “un supporto logistico” alle operazioni degli alleati in Mali. Il supporto comprenderà il trasferimento di materiali e la concessione di basi, ma “in nessun modo ci sarà un intervento militare diretto”, ha assicurato Terzi. Il ministro sta partecipando alla riunione straordinaria del Consiglio Ue, convocata per discutere della situazione dello stato africano parzialmente occupato dalle milizie islamiste. “Non è previsto nessuno spiegamento di forze militari italiane nel teatro operativo. Questo è lo stato della riflessione all’interno del governo ed è quello che sarà proposto al Parlamento”, ha precisato ancora terzi.
Il ministro degli Esteri ha poi aggiunto che “si auspica un appoggio ampio di tutte le forze parlamentari”, che è giudicato “essenziale”, alla proposta sul sostegno logistico. “Speriamo – ha detto ancora Terzi – che ci sia lo stesso consenso che c’è stato ieri in Senato sulla partecipazione italiana alle misure Eutm (European Training Mission, ndr)”, il programma europeo di formazione degli addestratori in Mali, a cui l’Italia parteciperà avendo “comunicato la disponibilità a fornire fino a 24 uomini su 250 in totale, raddoppiabili su richiesta fino a 500”.
La nazionalità degli ostaggi. Tornando all’Algeria, Abu al Bara ha riferito che gli ostaggi stranieri provengono da una decina di Paesi: Norvegia, Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Romania, Colombia, Thailandia, Filippine, Irlanda, Giappone e Germania. Ma ci sarebbero anche sudcoreani e austriaci. In particolare, gli americani sarebbero almeno 7.
Related Articles
“Gli Usa aiutarono a uccidere i leader delle Farc”
Scoop del Washington Post sulle operazioni segrete della Cia in Colombia
I CONFINI DELLA LINEA ROSSA
FRA i danni collaterali della tragedia siriana c’è il rischio di una precipitosa perdita di distinzioni costruite attraverso i decenni. Ian Buruma (“La moralità delle bombe” pubblicato ieri) raccoglie un argomento che sembra di buon senso a tanti nell’angustia di questi giorni: che senso ha stabilire “linee rosse” sulle armi chimiche?
Spagna. Quattro città, 14 vittime e un’esplosione: la cellula preparava una bomba
L’inchiesta. Un incidente mercoledì scorso ad Alcanar, a sud di Tarragona, avrebbe costretto i terroristi a cambiare piano. Sette sono morti, quattro arrestati, uno ancora in fuga