Ma il vero reato è sorprendersi

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L’ultimo Rapporto di Antigone, intitolato non a caso «Senza dignità » e pubblicato lo scorso novembre, ci racconta delle carceri più sovraffollate dell’Unione Europea, con oltre 140 detenuti ogni 100 posti letto. A Busto Arsizio il tasso di affollamento al momento del ricorso, presentato da detenuti ristretti lì e nel carcere di Piacenza, era del 300% circa. Tre detenuti per un posto. Attualmente nelle carceri italiane vi sono poco meno di 67 mila detenuti, mentre i posti letto regolamentari sono circa 45 mila. Molti reparti sono chiusi perché insani. I detenuti vengono ammassati nelle restanti sezioni. Le aree pensate per la socialità  sono usate come dormitori. Capita spesso che arrivino a mancare letti e materassi. I detenuti fanno a turno a stare in piedi. Non hanno un posto dove sedersi a scrivere una lettera o leggere un libro. In molte carceri sono chiusi in cella per ventidue ore al giorno.
La Corte di Strasburgo lascia un anno di tempo all’Italia per rendere efficaci i suoi meccanismi di ricorso interni, ma di fatto le lascia un anno di tempo per risolvere il problema del sovraffollamento. Nessun ricorso sarà  mai efficace in queste condizioni, aveva infatti scritto. Un sillogismo neanche troppo implicito e piuttosto facile da sciogliere.
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha parlato ieri di «mortificante conferma». E certo di conferma si tratta. Ci sono sentenze che quanto meno sciolgono il dubbio di un’alternativa (l’imputato è colpevole o innocente?). Quella della Corte Europea si limita a confermare quel che tutti sapevamo prima di leggerla: che in galera in Italia le condizioni di vita sono disumane e degradanti. Lo sono per i presunti innocenti – oltre il 40% dei detenuti è in attesa di giudizio – e per i colpevoli. Un’evidenza nota a tutti. Un anno di tempo per risolverla.
Un anno lo ha avuto il governo di Silvio Berlusconi, che nel gennaio 2010 dichiarò lo stato di emergenza penitenziaria. Ha varato un piano carceri mal pensato nell’ispirazione e irrealizzabile nella concretezza. Un anno lo ha avuto il governo tecnico. Ha adottato un provvedimento di legge, definito enfaticamente salva-carceri, che ha liberato una scarsa manciata di persone.
A breve si apre un’epoca politica nuova. L’Europa – un’altra Europa rispetto a quella che solitamente parla a Monti – ci sta chiedendo di riportare il rispetto dei diritti umani in una parte della nostra società  (dove non si pensi comunque che sia il solo affollamento a spingere alla loro violazione). Un cartello di associazioni ha presentato da tempo le proprie proposte in questa direzione. Tra queste la modifica delle tre leggi massimamente produttrici di carcerazione (quella sull’immigrazione, quella sulle droghe e quella sulla recidiva) e l’introduzione delle liste di attesa penitenziarie. Nessuno deve entrare in prigione se manca per lui lo spazio.
L’indignazione sul tema delle carceri è fortunatamente sempre più sentita. Se la nuova politica precorresse i tempi del popolo probabilmente dimostrerebbe, molto più di quanto con le sue timidezze non creda, di essere capace di interpretarlo.
*Associazione Antigone


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