Ma i ricchi festeggeranno
Tagli che erano stati presentati dai repubblicani come la ricetta che avrebbe salvato gli Stati Uniti da una sorte simile a quella della Grecia. Soprattutto, la Casa Bianca si vanta di aver evitato l’impatto recessivo che avrebbe avuto la manovra di “sequestro” delle spese e di aumento generalizzato delle tasse.
In realtà i repubblicani (che alla Camera si sono divisi, con 151 di loro che hanno votato contro l’accordo e 85 che hanno votato a favore) avrebbero potuto presentare il testo di legge concordato nella notte fra il leader della minoranza al Senato Mitch McConnell e il vicepresidente Joe Biden come una loro vittoria. Bisogna infatti ricordare che Bush fece passare una massiccia riduzione delle aliquote ma questa riduzione non era però permanente: scadeva nel 2010 e fu rinnovata per due anni a causa della situazione economica nel 2010. Ora, le aliquote salgono solo per lo 0,7% dei contribuenti, cioè per chi guadagna circa 500.000 dollari (l’equivalente di 380.000 euro, cioè oltre 20.000 euro al mese) mentre i redditi medio-alti continueranno a godere di un’imposizione fiscale molto generosa.
Non solo: la ritenuta sui dividendi passa al 20%, invece di essere equiparata all’aliquota della tassa sul reddito: poiché ad avere dividendi sono ovviamente i contribuenti più ricchi, si tratta di un ulteriore regalo fiscale per i milionari.
C’è di peggio: l’accordo non rinnova la riduzione delle tasse sulle buste paga che scadeva ugualmente il 31 dicembre. In questo modo la tassa che finanzia il sistema pensionistico passerà dal 4,2% al 6,2%: secondo il centro di ricerca Tax Policy Center, una famiglia media che guadagni 50.000 dollari lordi, pagherà quest’anno ben 1.000 dollari in più per finanziare la Social Security. Poiché si tratta di una tassa regressiva (si applica solo fino a un tetto massimo di 113.700 dollari) i più colpiti saranno proprio quei lavoratori che hanno votato in massa per Obama e che il presidente aveva giurato di difendere.
Il senatore democratico dell’Iowa Tom Harkin è stato uno dei tre senatori democratici che hanno votato contro dichiarando che il testo è “grossolanamente iniquo” e che “Nessun accordo sarebbe stato meglio di un cattivo accordo e questo è un pessimo accordo”. Anche alla Camera alcune voci di democratici si sono fatte sentire in dissenso: 16 deputati hanno votato contro e 172 a favore.
Per la Casa Bianca, in questo modo sono stati difesi i programmi di assistenza sociale e i sussidi di disoccupazione in scadenza (si tratta di circa 26 miliardi di dollari) oltre ai pagamenti ai medici che lavorano per l’assistenza sanitaria agli anziani Medicare. Questo è quello che Obama ha ottenuto, ma purtroppo nessuna di queste conquiste è permanente. Rimane infatti il problema di votare il tetto massimo del debito pubblico, una procedura che dovrà avvenire entro il 28 febbraio e che i repubblicani, già nel 2011, avevano usato con successo come arma di ricatto nei confronti dell’amministrazione Obama, chiedendo tagli ai programmi di assistenza in cambio dell’approvazione.
Il segretario al Tesoro Geithner ha già annunciato che il tetto massimo è stato raggiunto il 31 dicembre e, senza approvazione da parte del Congresso, il suo ministero non ha l’autorità per prendere a prestito un solo dollaro e quindi si verificherà un altro “scontro finale” tra meno di due mesi. Il problema, come tutti sanno, è il fatto che se il governo non ha l’autorizzazione di fare i pagamenti degli interessi, i suoi buoni del Tesoro tecnicamente sono in default, il che potrebbe provocare una reazione fortemente negativa dei mercati. Obama ha dichiarato subito che “se i repubblicani pensano di finire il lavoro di riduzione del deficit attraverso dei soli tagli di spesa” si sbagliano, ma questo si vedrà solo alla prova dei fatti.
Nel prossimo Congresso, che entra in carica il 4 gennaio, i democratici avranno più seggi sia alla Camera che al Senato e i repubblicani sono in difficoltà perché tutti i sondaggi dicono che gli americani darebbero la colpa a loro se ci fosse di nuovo una “chiusura” del governo federale come avvenne durante la presidenza Clinton. Tuttavia, la maggioranza della Camera rimane nelle loro mani e Obama si è dimostrato ancora una volta un leader incerto e debole.
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I PUNTI DELL’ACCORDO
Sgravi per la «middle class» e più tasse per i super-ricchi. Rinviata la mannaia sulla spesa
Di seguito i punti principali sui quali Obama ha raggiunto in extremis l’accordo con i repubblicani e approvato in via definitiva dalla Camera dei rappresentanti Usai.
TASSE SUI SUPER RICCHI.
Aumento al 39,6% dal 35% dell’aliquota per le persone che guadagnano più di 400 mila dollari l’anno e le famiglie i cui guadagni superano i 450 mila dollari l’anno.
SGRAVI MIDDLE CLASS.
Vengono confermati gli sgravi fiscali per le famiglie della classe media e si rendono permanenti le aliquote della minimum tax.
DIVIDENDI E CAPITAL GAINS.
Verranno tassati al 20% per le persone che guadagnano sopra i 400 mila dollari l’anno e le famiglie con più di 450 mila dollari l’anno.
TASSA SUCCESSIONE.
L’aliquota viene innalzata dal 35% al 40% sulle proprietà che superano il valore di 10 milioni di dollari.
INDENNITà€ DISOCCUPAZIONE.
Le agevolazioni per i disoccupati di lungo periodo vengono estese fino alla fine del 2013.
AGEVOLAZIONI INFANZIA E STUDENTI.
I crediti di imposta per chi ha figli e per gli studenti che devono pagare il college – sempre all’interno della classe media – vengono estesi per cinque anni.
SGRAVI A IMPRESE CHE INNOVANO.
Vengono estesi fino alla fine del 2013 i crediti di imposta per le imprese che investono in ricerca e innovazione e per quelle del settore delle energie rinnovabili.
DOC FIX.
Stop alla riduzione dei pagamenti ai medici del programma Medicare (quello per anziani e disabili).
TAGLI SPESA.
Vengono rinviati di due mesi e rimpiazzati con le nuove entrate e con tagli mirati in alcuni settori come quello della difesa.
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