«Sul caso Abu Omar i pm sono di parte»

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MILANO — Cara Corte europea dei diritti dell’Uomo che a Strasburgo stai occupandoti del ricorso fatto dalla famiglia di Abu Omar, io governo italiano non sono obbligato a prospettarti le informazioni fornitemi dai pm di Milano (ed emerse ora che i legali della famiglia di Abu Omar le hanno prodotte nel giudizio) perché «la specifica posizione processuale dei pm milanesi, che sono stati e sono ancora parte ai processi in Italia», fa sì che «le loro considerazioni non siano state considerate imparziali e distaccate. Essendo una parte nei procedimenti, l’Ufficio del pm di Milano è portatore di interessi suoi, ed ha specifiche preoccupazioni ed aspettative in merito all’esito dei procedimenti, che in questo caso corrispondono a quelle» della famiglia di Abu Omar.
Chi dubita dell’imparzialità  dei pm milanesi? Berlusconi? No, l’«Agente del governo italiano» davanti alla Corte di Strasburgo, cioè la figura che, nel quadro del ministero degli Esteri, assicura la difesa nei procedimenti in cui è chiamata in causa l’Italia: e che in questi termini ha replicato nel 2012 (governo Monti) a un documento prodotto dagli avvocati della famiglia dell’imam rapito da agenti Cia a Milano nel 2003 e poi finito in Egitto dove fu torturato. Nel 2009 la moglie si rivolge a Strasburgo perché dichiari la violazione, da parte dell’Italia, della Convenzione sui diritti dell’uomo. La Corte pone dei quesiti al governo italiano, che all’inizio del 2012 domanda una relazione ai pm e al giudice del processo, conclusosi nel filone principale con la condanna in Cassazione degli agenti Cia. La missiva dei magistrati milanesi non deve aver fatto felice il governo, visto che tornano a dolersi del segreto di Stato apposto dai governi sia Prodi sia Berlusconi, dei conflitti di attribuzione sollevati davanti alla Corte costituzionale, e del rifiuto di 6 ministri in 7 anni (Castelli, Mastella, Scotti, Alfano, Palma e Severino) di inoltrare agli Stati Uniti la richiesta di estradizione dei latitanti della Cia. Legittimamente, visto che non è obbligata a farlo, l’«Agente del governo» italiano, la professoressa Ersilia Spatafora, non ne fa menzione a Strasburgo. Ma la relazione dei pm milanesi salta fuori lo stesso perché la difesa di Abu Omar, dopo averla ottenuta nel maggio 2012 dalla Procura, la deposita a Strasburgo. È a questo punto che, nelle parole del suo Agente, «il governo riafferma che la lettera del pm di Milano è stata ideata e redatta da una delle parti del procedimento penale (l’organo di indagine), il quale detiene opinioni individuali sul caso ed ha interesse ad uno specifico esito del processo». Il caso affiora solo pochi giorni fa alla fine di un seminario sulla giurisprudenza di Strasburgo nell’aula magna del Tribunale di Milano, quando il pm Armando Spataro inizia una domanda ma viene subito invitato a soprassedere perché è presente proprio un giudice di Strasburgo, Guido Raimondi, che potrebbe doversi occupare in futuro del caso.


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