«Recessione nel 2013, ma è quasi finita»

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ROMA — «Anche quest’anno sarà  un anno difficile. L’economia italiana è ancora in recessione». Così il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, annuncia la revisione al ribasso delle previsioni che indicano la possibilità , ma solo al 50% e con tanti rischi, di una ripresa nella seconda metà  del 2013. Nello scenario disegnato dal governatore, di una recessione che persiste anche se rallenta, che accentua la disoccupazione e continua a frenare i consumi delle famiglie, spiccano tuttavia gli elementi positivi della tenuta delle esportazioni e soprattutto dell’allentamento delle tensioni sui mercati con la riduzione dello spread tra i rendimenti dei titoli italiani e tedeschi ed il netto miglioramento delle condizioni di finanziamento del Tesoro sui mercati. Ci sono «rinnovati segnali di interesse per i titoli di Stato italiani», ha detto Visco intervenendo all’Università  di Firenze dove ha svolto una lectio magistralis sulla politica monetaria e la crisi.
«Il nostro Paese deve saper trovare le motivazioni e gli incentivi per affrontare con decisione il problema della crescita» ha affermato il governatore. «Guadagni di competitività  possono essere solo il risultato di un impegnativo ma imprescindibile disegno organico di riforma» ha aggiunto, spiegando che si tratta di proseguire la strada delle misure già  avviate «dalle liberalizzazioni nell’accesso ai mercati al loro migliore funzionamento e al sostegno dell’accumulazione di capitale umano e fisico, dal miglioramento della qualità  dei servizi pubblici alla riduzione degli ostacoli burocratici, dal contrasto all’evasione fiscale e alla corruzione a una maggiore efficienza della giustizia civile. La crescita della produttività  dipende da un progresso netto in tutte queste componenti». L’equilibrio dei conti pubblici, che non esclude, dice Visco, ricomposizioni nelle principali poste di bilancio senza cambiare i saldi, «è la precondizione per il successo».
Ma torniamo alle stime della crescita. Per il 2012 è confermata la riduzione del Pil attorno al 2,1%, per il 2013 la previsione fatta a luglio scorso di un calo pari allo 0,2% è stata rivista con una contrazione dell’1%. La correzione è consistente ed è l’effetto — spiega il Bollettino economico di Palazzo Koch — «del peggioramento del quadro internazionale, nonché delle conseguenze dell’incertezza e del perdurare delle condizioni di credito restrittive». Tuttavia «lo scenario prefigura un ritorno alla crescita nella seconda metà  dell’anno, sia pure su ritmi modesti e con ampi margini di incertezza»: per gli economisti di Via Nazionale vuol dire una probabilità  di avverarsi di circa il 50%. Il recupero, che peraltro è già  in atto, sarebbe insomma lento e in qualche caso, come purtroppo nel lavoro, ritardato: «Gli effetti della recessione non si sono finora riflessi in una caduta dell’occupazione, ma hanno determinato soprattutto un maggiore ricorso alla cassa integrazione e un aumento delle persone in cerca di lavoro». Si stima che l’occupazione si riduca quest’anno (in media di quasi l’1%) e ristagni nel successivo. Il tasso di disoccupazione aumenterebbe, riflettendo anche l’incremento delle persone in cerca di lavoro, e toccherebbe il 12% nel 2014». Colpendo soprattutto i giovani e il Sud.
«Il cammino da compiere», ha sottolineato Visco, «è ancora lungo, va percorso con impegno e attenzione, ma una fase acuta della crisi è stata superata». Ulteriori riduzioni dello spread, ha spiegato, «potranno derivare dal pieno dispiegarsi delle riforme nazionali». Un contributo positivo è atteso anche dalle ipotesi più favorevoli riguardanti i rendimenti dei titoli di Stato. «La loro riduzione — dice il Bollettino — riflette l’annuncio delle operazioni della Bce nonché la credibilità  dei programmi nazionali di aggiustamento». I rischi sono però ancora tanti, avverte Palazzo Koch, legati all’andamento della domanda interna e alle condizioni del credito, tornate restrittive perché le banche temono di avere troppe sofferenze, prestiti non rimborsati.
Stefania Tamburello


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