«Lista Monti, cattiva notizia» Bersani pesca in Confindustria

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ROMA — Oggi il Pd renderà  noti i nomi di tutti i suoi candidati al prossimo Parlamento. Ma la difficile trattativa per stabilire chi è in lista (e soprattutto in posizione da elezione garantita) e chi invece resta fuori è proseguita tutta la notte passata ed è in corso ancora stamattina. E ieri sera, a Otto e mezzo, Pier Luigi Bersani ha detto che comunque per la «formalizzazione delle candidature ci vorrà  ancora una decina di giorni»: così potrà  riunirsi il Comitato dei garanti ed analizzare i casi di vincitori di primarie ma indagati.
Ieri è stato annunciato l’arruolamento di altre due new entry: Giampaolo Galli, che è stato direttore generale di Confindustria fino a sei mesi fa e che correrà  in Lombardia; e Giorgio Santini, il numero due della Cisl che si presenterà  in Veneto. E, sempre ieri sera, Bersani ha annunciato l’arrivo di nomi «di cultura cattolica».
Ma il segretario pd ha colto l’occasione anche per sottolineare che la presidenza del Consiglio spetta «a chi prenderà  più voti, come avviene in tutte le democrazie»; che la lista Monti «non è stata una buona notizia per l’Italia» perché la personalizzazione della politica, che non esiste «nelle democrazie del mondo», crea «rigidità  e instabilità » e «da 20 anni è la causa dei nostri mali». Detto ciò, e definito Monti «un competitore e non un avversario», Bersani ha confermato l’apertura a «alleanze post elettorali con i moderati».
Tornando alle candidature, per i capilista, ieri sembrava finalmente decisa la collocazione di Enrico Letta nelle Marche per la Camera; di Ignazio Marino in Piemonte per il Senato; e di Donatella Albano, consigliera al Comune di Bordighera e nota per il suo impegno contro le infiltrazioni mafiose, in Liguria e sempre per il Senato.
Inoltre il plenum del Csm (19 voti favorevoli, 1 contrario e 4 astenuti) ha dato il via libera all’aspettativa per altri sei magistrati che si candidano: tra questi l’ex procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, che sarà  capolista pd nel Lazio per Palazzo Madama. Un pronunciamento scontato, ma non troppo gradito al vicepresidente dell’organo di autogoverno, Michele Vietti: «Quello che penso delle candidature dei magistrati è noto e anche in plenum si è sentita l’eco di alcune perplessità . Auspico che il futuro legislatore disciplini meglio le incompatibilità  e soprattutto l’eventuale rientro nei ruoli dei magistrati».
Però il team bersaniano, che ha l’ultima parola sulle posizioni chiave delle liste, da destinare anche a chi non è passato per le primarie (complessivamente formeranno il 30 per cento degli eletti), ha dovuto affrontare fino all’ultimo la rabbia di molti segretari regionali che mal digeriscono l’imposizione di esterni decisi da Roma. E poi i ricorsi per gli esiti delle primarie, gli appelli conditi da sottoscrizioni, gli interventi dei capicorrente, le pressioni individuali per ottenere un posto tramite comunicati stampa o complicati faccia a faccia. Comunque la porta sembra essere rimasta chiusa per il veltronian-renziano Stefano Ceccanti e le sue manifeste simpatie per Monti lo danno già  in partenza verso la lista dell’ex presidente del Consiglio: «Sono in silenzio stampa — dice — Non confermo e non smentisco niente». Invece, smentisce pubblicamente di voler lasciare il Pd Umberto Ranieri, pur auspicando una convergenza post elettorale tra il suo partito e Monti.


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